In modo spesso repentino, imprevisto, suscitando meraviglia tra la gente e costringendo i media più “anti” a fare i conti con questo fenomeno, la Chiesa si accende e fa notizia. Avviene per due filoni di vita e di storia: quello classico tradizionale dell’anno liturgico, con la sua ritmica scansione di feste, ricorrenze, solennità, incluse il Natale la Pasqua e via scorrendo, secondo un calendario prefissato e codificato nel tempo.
C’è poi l’altro filone di avvenimenti che sono frutto della devozione, di iniziative pastorali a vari livelli nei territori, o eventi non programmati, come può essere la morte di un Papa, l’elezione del nuovo, il suo viaggio: Lampedusa, il prossimo in Assisi e quello imminente in Brasile.
Questo lo stiamo già vivendo. Non è solo un viaggio o pellegrinaggio, ma un avvenimento ecclesiale di grande impatto culturale e sociale. Anche politico? La Giornata mondiale della gioventù – è abbastanza ovvio notarlo – per la Chiesa è uno scossone, un salto in mezzo alla piazza del mondo, uno schiaffo all’indifferenza e alla supponenza di molti “atei Soloni” (ci sono anche atei, per grazia di Dio, amici e fratelli dei credenti, umili “pellegrini della verità e della pace”, come direbbe Benedetto XVI).
Da alcuni anni, 28, la Gmg accende la Chiesa cattolica a livello mondiale e fa incontrare nell’unico nome di Gesù giovani di ogni età, popolo, lingua, nazione e condizione.
I mass media in questi giorni, compreso il nostro giornale sia cartaceo che digitale, riportano ciò che avviene e mostrano immagini e segni eloquenti.
Uno di questi segni è il volto giovane della fede, la bellezza di una gioventù che si esalta nell’ascolto della Parola, nell’adorazione, nel canto, nella danza, nella fraternità oltre ogni frontiera, che accomuna centri vitali e periferie morte, una specie di modello del mondo che si vorrebbe, che si sogna e per il quale si dovrebbe operare. Un altro segno è che questa gioventù è guidata a sua volta da una classe “dirigente” giovane, adulta e anche vecchia: animatori, educatori, preti, vescovi e il Papa. Il quale ha in qualche modo “teorizzato” nel suo primo discorso ai Cardinali, il 23 marzo nella sala Clementina del Vaticano: “Cari fratelli, forza! La metà di noi siamo in età avanzata: la vecchiaia è – mi piace dirla così – la sede della sapienza della vita… Doniamo questa sapienza ai giovani come il buon vino, che con gli anni diventa più buono, doniamo ai giovani la sapienza della vita”.
Nella Gmg, anche in passato con Benedetto XVI e soprattutto con Giovanni Paolo II, l’inventore dell’iniziativa, questo legame tra anziani e giovani, tra Chiesa che ricorda il passato e Chiesa affacciata sul futuro, la storia presente si illumina di speranza.
Le guide principali, che sono anche i maestri di queste Giornate mondiali, sono i Vescovi.
I giovani umbri hanno una guida unica e significativa nel vescovo Bassetti (vedi il suo commento a p. 15) che dà a tutta la delegazione umbra il carattere dell’unità ecclesiale di una regione piccola, assurta – anche per il nome di Francesco scelto da Papa Bergoglio – ad avere una speciale rilevanza nel panorama della Chiesa universale.
Dopo Rio de Janeiro, infatti, il Papa verrà ad Assisi e sarà anche allora – il 4 ottobre, festa di san Francesco – un momento di luce e di speranza per giovani di ogni età.