Per un Paese le elezioni politiche rappresentano il momento cardine della democrazia: il popolo sceglie i propri rappresentanti e attraverso loro esprime una linea di azione legislativa ed esecutiva ritenuta utile per l’intera società. Ricordare questo prima di fare la croce su uno dei simboli presenti nella scheda può suscitare qualche emozione e dare a quel semplice atto la dignità di una scelta libera e responsabile. Votare è un diritto e un dovere, ed è anche un rito collettivo che, superando l’individualismo, esprime la natura comunitaria della vita umana. Per questo il criterio della scelta dovrebbe essere l’interesse generale, meglio definito come bene comune, che, tra l’altro, oggi, in un mondo globalizzato, si inquadra in spazi che vanno oltre i limiti delle lobbies e delle congreghe e persino oltre i confini nazionali. È strano e indice di gretto provincialismo non aver fatto oggetto della campagna elettorale, se non con qualche eccezione, nessuno dei grandi temi che affliggono l’umanità, soprattutto in certe parti del mondo. La politica estera, con le connessioni che essa ha con i nostri militari all’estero, la questione dell’appoggio o meno agli interventi militari, l’immigrazione, la questione palestinese – israeliana, irakena, libanese, afgana, africana, non dovrebbero costituire criteri di scelta di una forza politica rispetto ad un’altra, secondo gli orientamenti dichiarati? Un’altra importante serie di questioni sono i temi etici e che hanno rilevanza antropologica: i famosi ‘valori non negoziabili’, che si incentrano sui temi della vita, della famiglia e dell’ambiente naturale. Alcuni partiti hanno posizioni nettamente contrarie anche alle indicazioni fatte dai cattolici. Altri non si sono esposti più di tanto per non fare torto all’alleato (nessuno è veramente solo) contrario. Su tali valori vi sono posizioni non omogenee di qua e di là, nel centrodestra e nel centrosinistra, più o meno evidenti. La presenza dei cattolici nei partiti è talmente diffusa da poter dire persino che ve ne sono dappertutto, anche perché nella storia vi sono stati e continuano ad esserci schieramenti politici che si rifanno tutti al cattolicesimo e ai suoi principi, e vanno dagli intransigenti e tradizionalisti, ai cattolici liberali, cattolici democratici, cattolici sociali. Un’unica fede declinata in orientamenti politici diversi, e in prassi politica a volte contrapposta. Oggi i cattolici non sono più isolati in un partito come una riserva indiana, e va bene. Non siamo al glorioso ’48 di 60 anni fa. Ma hanno una responsabilità in più per formarsi una coscienza su ciò che è il bene massimo possibile nell’attuale periodo storico, ripercorrendo le pagine della dottrina sociale della Chiesa. Individuare le emergenze, le priorità, le persone giuste, capaci, autentiche e sincere. Nelle ultime determinazioni tecniche, come la legge elettorale, il numero dei parlamentari (diversa la questione del costo della politica), la collocazione nei gruppi parlamentari europei, la questione del bipolarismo, con la storia del voto utile o sprecato, non vi sono dogmi, ognuno deve farsi una propria ragione. Auspichiamo che il voto risulti utile al Paese, lo trascini fuori da stanchezza e sfiducia in cui si trova. Ciò sarà tanto più possibile se i cittadini affolleranno i seggi elettorali, non mossi da passioni o lusinghe televisive, ma da una propria matura e serena riflessione e, perché no?, da una preghiera.
Voto: un piccolo ma grande gesto
AUTORE:
Elio Bromuri