Vivere in perfetta letizia in un difficile oggi

Vescovo Giuseppe PiemonteseDa questo angolo di dialogo, rivolgo il mio primo saluto da vescovo ai lettori de La Voce, ai cristiani e a tutti i cittadini dell’Umbria. Ho ancora vivi davanti agli occhi e nel cuore i volti di tanti amici che si sono uniti alla preghiera per la mia ordinazione episcopale, esperienza indimenticabile per me e per i cristiani della Chiesa di Terni – Narni – Amelia. La terra di san Francesco, accogliendomi, mi è diventata, per dono del Signore, sorella e madre, e mi ha aggregato a un popolo antico, nobile e laborioso.

D’ora in poi, le gioie e le speranze di ognuno faranno parte della sfera del mio mondo e delle mie mete. Noto che in molti uomini e donne di questo mio popolo la “riserva di speranza” sta per esaurirsi a causa della disoccupazione, specie giovanile, e per colpa di un sistema economico opprimente e a volte disumano, di politiche locali e generali che generano meccanismi iniqui che poco considerano la centralità della persona umana e le esigenze di un sistema di solidarietà globalizzata. Le nubi all’orizzonte della mia Terni non aiutano in effetti a rincuorarsi.

Non è certo solo il tema del lavoro a impoverire la speranza. Sono venute meno troppe ragioni di vita: umane, morali, spirituali e culturali… Troppi bisogni ed esigenze indotti confondono e allontanano il “ben essere” cui tutti aspiriamo. I giovani, in perenne ‘connessione’, sono i testimoni di un desiderio di relazione permanente e di una novità che li appaghi; novità mai arrivata e continuamente rinviata a ulteriori Giga di connessione, che si rivelano sempre più insufficienti.

Francesco d’Assisi proponeva una relazione e connessione di tipo diverso, in verticale e in orizzontale. Annunciava la pace del Signore, la gioia che proviene dalla convivenza e contemplazione delle creature del cielo, della terra, e soprattutto da un impegno di piena realizzazione di sé nell’altezza degli ideali e nella semplicità e sobrietà dei mezzi. “Lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo” (FF 116). Il biografo del Santo annotò: “Francesco subito, esultante di Spirito Santo, esclamò: Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore!” (FF 356). “Egli infatti non era mai stato un ascoltatore sordo del Vangelo, ma, affidando a una encomiabile memoria tutto quello che ascoltava, cercava con ogni diligenza di eseguirlo alla lettera” (FF 357).

È questo il segreto alla base della sua vicenda umana e cristiana, è questa l’indicazione che aiuterà singoli e comunità civili ed ecclesiali a raggiungere la stessa “perfetta letizia” di Francesco d’Assisi. Papa Francesco ci ripete lo stesso concetto nella Evangelii gaudium, e pone la gioia del Vangelo come premessa, risposta e metodo per accrescere la riserva di speranza. “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (EG 1). Quanti uomini e donne, mamme e padri di famiglia, anziani e giovani, specie poveri, hanno posto le basi per una vita serena e gioiosa, avendo nel cuore la persona di Gesù e lasciandosi guidare dalla provvidenza di Dio!

Mentre auguro a ciascuno di trascorrere un periodo di riposo e distensione fisica e mentale, suggerisco di ritornare ogni giorno alla fonte del Vangelo, leggendone una pagina al giorno: in casa, al mare e in montagna. È la formula più sicura per sperimentare la “perfetta letizia”.