Intenso e partecipato l’ultimo appuntamento della Scuola diocesana della Parola, che abbiamo vissuto sabato 10 marzo scorso a Collevalenza, presso il santuario dell’Amore Misericordioso. Un incontro tutto dedicato, già nella parte della preghiera e dell’adorazione eucaristica, ai temi quaresimali e alla ‘vita cristiana, vita nello Spirito’, che è il filo conduttore di tutti gli incontri di quest’anno. Dopo aver ascoltato, nei mesi scorsi, ospiti d’eccezione come Maddalena Santoro, Lia Trancanelli e il giornalista Fabio Zavattaro, nell’incontro di sabato hanno portato la loro testimonianza di vita cristiana tre giovani provenienti dalle Comunità Cenacolo (vedi box), che hanno oggi una vita nuova, ma che hanno conosciuto e vissuto il grave problema della tossicodipendenza. I tre ragazzi, uno italiano e due provenienti dalla Croazia, hanno trovato le parole per raccontare, a volte con una certa difficoltà dovuta all’emozione, le loro storie personali segnate dalla tossicodipendenza, dalle problematiche familiari, dalla devianza. Storie toccanti e commoventi, narrate con grande lucidità e con la consapevolezza di persone che hanno ritrovato se stesse e una luce nuova grazie all’incontro con il Signore, mediante suor Elvira e la Comunità Cenacolo. Uno di loro, Glauco, ha raccontato come abbia iniziato la sua storia di tossicodipendenza a soli 15 anni, conducendo un’esistenza, come lui l’ha definita, ‘intrisa di egoismo’. Ha colpito sicuramente tutti gli ascoltatori quando ha riconosciuto che la droga è stato solo l’ultimo passo in una vita ‘che era già drogata prima di iniziare ad usare sostanze’. Solo con l’arrivo in comunità, dopo 9 anni di tossicodipendenza, è rinata in lui la fiducia nella vita ed ha imparato che significa accoglienza, gratuità, condivisione: nella comunità, infatti, non esistono cure farmacologiche per contrastare la tossicodipendenza, non ci sono psicologi ed operatori, ma la continua opera di sostegno dei ‘più anziani’ verso i ‘nuovi’, il costante dialogo, i momenti di preghiera. I giovani hanno descritto la loro giornata nella comunità, il lavoro manuale che li impegna per tutto il tempo, perché a ciascuno è affidato un compito e, dopo un certo periodo, si cambia attività perché quello che si deve imparare non è ‘un’ mestiere, ma ‘il mestiere di vivere’, dice suor Elvira. Nella comunità si impara anche il sacrificio: non si fuma, non si beve, non c’è televisione o musica (se non quella cantata dai ragazzi), non c’è tempo libero da ‘autogestirsi’, non si ricevono telefonate. Una testimonianza che, di certo, ha reso visibile ai presenti, veramente, il significato della ‘vita nuova, vita nello Spirito’.
Vita nuova nello Spirito uscendo dal tunnel
AUTORE:
Francesca Carnevalini