Iniziata giovedì scorso, si concluderà domenica 15 aprile la prima visita alla missione della Caritas umbra in Kosovo da parte del vescovo Luciano Paolucci Bedini. Con lui anche i direttori diocesani della Caritas don Roberto Revelant, dell’Ufficio Comunicazioni sociali Daniele Morini, i tecnici che, con spirito di servizio e gratuitamente, hanno progettato la nuova casa del- la missione, l’architetto Giuseppe Lepri (che ha curato anche il coordinamento e la direzione dei lavori) e gli ingegneri Mario Franceschetti e Leonardo Tosti. E inoltre Angelo Bini, dell’azienda folignate Umbragroup, vicina alla casa in Kosovo.
Il rapporto tra la diocesi eugubina e la missione presente nel Kosovo è stato molto intenso fin dai primissimi anni e si è tradotto in diversi e significativi progetti di intervento. Per tutti, a mo’ di esempio, quello della nuova casa di accoglienza inaugurata quattro anni fa nel villaggio di Leskoc.
Attualmente dispone di spazi ampi (oltre 2.600 mq) e confortevoli. Oltre ai magazzini e ai garage, ci sono due attrezzatissimi laboratori, alla base di opportunità lavorative per i ragazzi più grandi della casa e per altri della zona. Lo scorso anno è nata la cooperativa agricola che li vede protagonisti.
L’esperienza di tre giovani volontarie umbre nel Campo Caritas in Kosovo
Il Kosovo è appena al di là dell’Adriatico ma il breve tempo necessario per toccare il suolo di questa repubblica nata solo nel 2008 da una dichiarazione unitalaterale di indipendenza (riconosciuta solo da una parte della comunità internazionale) segna una distanza inimmaginabile tra quelle che sono le nostre condizioni di vita e la nostra cultura occidentale, e quelle che i volontari della casa Caritas di Leskoc incontrano quando vanno a far visita alle famiglie povere della zona.
Annette , studentessa universitaria di Ischia, in questi giorni (dal 12 al 15) è tornata nella casa che l’ha accolta l’estate scorsa per 10 giorni insieme a Italia , Lia , suor Denise e don Marco . Le tre studentesse avevano accolto la proposta della Pastorale universitaria di Perugia e dopo alcuni incontri di preparazione sono partite per un’esperienza che ha segnato la loro vita. Sveglia alle 6 del mattino, preghiera delle Lodi, colazione, e poi via, al lavoro per le necessità della casa, o per le visite alle famiglie, fino a sera, per crollare dal sonno davanti all’unico televisore da vedere insieme ai bambini e ai ragazzi della casa. Dieci giorni, raccontano, “che minuto per minuto te li vivi tutti”…(continua a leggere gratuitamente sull’edizione digitale de La Voce)