Al termine del servizio così bene svolto da padre Bruno Pennacchini dopo tre anni nella rubrica de La Voce tanto letta e apprezzata, passiamo la Parola a laici e coppie, la prima della quali è formata da Maria Rita e Gianluca Carloni. Il motivo della scelta sta nel desiderio di ricercare nelle pagine del Vangelo il senso di essere e vivere con gli occhi di una famiglia.
In un momento di grave crisi di questa prima e fondamentale realtà umana, sorgente di vita e di speranza per le generazioni che si susseguono nel tempo, la Chiesa, madre e maestra di umanità, lontana da ogni finalità confessionale, si impegna in vari modi a sostenere con motivazioni valide coloro che costituiscono la famiglia, padri, madri, figli e anche nonni e parenti vari. Abbiamo quindi chiesto a chi ha esperienza diretta della famiglia di riflettervi sopra e di offrire le sue riflessioni a tutta a comunità.
Maria Rita e Gianluca ci accompagneranno in Avvento, poi saranno altre coppie ad accompagnarci in questo anno liturgico.
La loro famiglia è costituita da Lorenzo, il primogenito, che ha vent’anni; Ester ne ha 18 e quest’anno finirà le superiori; Elena che ha compiuto 17 anni a settembre e Aurora, 10 anni. Poi ci sono i suoceri, i genitori di Gianluca, al piano di sotto… Insomma, vivere insieme è un lavoro, e ricco di opportunità. “Farsi disturbare” conviene, secondo Gianluca e Maria Rita, che di coppie ne incontrano parecchie nel loro incarico di responsabili diocesani della Pastorale familiare a Perugia.
Quanto al loro rapporto di coppia, “quando si sposa un uomo – commenta lei – si sposa anche l’educazione che ha ricevuto, e lo stesso vale naturalmente per il marito riguardo alla moglie. Può capitare, quando si è nervosi o stanchi, che di fronte a un’osservazione ci si domandi: questa cosa l’ha detta Gianluca o l’ha detta mia suocera a Gianluca?”.
I coniugi Carloni – che frequentano un percorso di fede all’interno della comunità “Magnificat” nata nella diocesi di Perugia – trovano nella grazia del sacramento che hanno celebrato la forza in più per dare un senso a un giorno qualunque. “Sul nostro anello nuziale – raccontano – non c’è scritto il nostro nome ma la frase Una cosa sola. Tre parole che racchiudono un programma di vita molto impegnativo: è la frase che Gesù ripete due volte durante l’Ultima Cena, invocando l’unità. Questa Parola di Giovanni è quella che abbiamo voluto come lettura del Vangelo per la celebrazione del nostro matrimonio. È stata e continua a essere una sfida e una grazia per la nostra vita di coppia”.
Del resto, la mano di Dio sulla loro storia Gianluca e Maria Rita l’hanno vista fin dall’inizio. “Il nostro incontro – rievoca lei – è legato al misterioso ritrovamento di un libriccino perduto una dozzina di anni prima e rinvenuto in circostanze particolari”. Quali? Bisogna tornare al settembre 1990. Maria Rita si ferma a pregare nella chiesa di San Manno, una delle più antiche di Perugia. “Avvertivo il bisogno di una svolta nella mia vita… Mi mancava un esame alla laurea in Pedagogia, e per il futuro stavo considerando l’eventualità di un dottorato di ricerca all’estero”.
Chiede al Signore una Parola che la illumini. E lì, proprio sulla panca dove è seduta, nota un libretto. Lo scambia per un Vangelo tascabile. Lo afferra, lo apre e trova scritto: Novena a san Francesco, da cominciare il 25 settembre. E anche quel giorno era un 25 settembre! In copertina, poi, erano indicati un nome e un numero di telefono, trattandosi di un “pagellino” di iscrizione al Terz’ordine francescano nel 1977. Maria Rita prende quel libretto abbandonato e comincia a recitare la novena. Qualche giorno dopo, però, è presa dallo scrupolo e, con qualche imbarazzo, compone il numero di telefono scritto in copertina. Indovinate chi era il proprietario?
Due anni dopo, Gianluca e Maria Rita erano marito e moglie. E ora, benvenuti sulle pagine de La Voce!