Vi chiedo di superare i confini (mentali) e “entrare” nelle carceri

Pasquale Del Mastro 44 anni, fine pena provvisorio fissato al 2027, il 9 ottobre scorso si è strozzato utilizzando i lacci delle scarpe nel suo letto in una cella dell’infermeria del carcere di San Vittore. Si tratta del 75esimo recluso che si toglie la vita dall’inizio dell’anno in Italia. I confini che chiedo ai lettori di attraversare in questo numero, non sono geografici ma mentali perché quel mondo ci riguarda, non è un altro mondo!

La qualità del carcere è uno degli indici da considerare per fissare lo stato di una civiltà, una democrazia, una comunità nazionale. A San Vittore sono stipati 1.022 detenuti, a fronte di 447 posti disponibili con un sovraffollamento di oltre il 229%. A sorvegliare vi sono 580 appartenenti al corpo di polizia penitenziaria (120 in meno del minimo necessario), e con una scopertura del 17%.

In tutta Italia, le nostre carceri possono ospitare 47mila detenuti ma in realtà sono 62mila. La Convenzione europea dei diritti dell’uomo fissa in tre metri quadri lo spazio vitale che deve essere garantito ad ogni persona detenuta. Secondo il rapporto della Fondazione Antigone, che si occupa delle condizioni e dei diritti dei carcerati, nelle 88 visite effettuate dall’inizio dell’anno almeno il 27% dei nostri istituti non garantisce tale obbligo. È una questione di dignità. Da riconoscere e da garantire.

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