Mentre ci avviciniamo alla sede del Museo diocesano, allegre voci di bambini provenienti dall’interno riecheggiano fin sulla piazza antistante. Una volta entrati, lo spettacolo è davvero inconsueto, almeno per chi fosse abituato a pensare ad un museo come un luogo austero e polveroso. Decine di bambini, infatti, seguono attenti con il naso in aria le spiegazioni che vengono loro proposte da un’addetta. Domandiamo quindi incuriositi di cosa si tratti. ‘Sono i laboratori didattici realizzati in collaborazione con il Comune di Città di Castello – ci dice Catia Cecchetti, responsabile della struttura, che ci accoglie indaffarata e disponibile. – Ogni anno accogliamo circa duemila studenti. Collaborazioni didattiche vengono realizzate anche con gli altri comuni dell’Alto Tevere umbro-toscano. È un’attività anche faticosa, ma che ci da davvero molte soddisfazioni’. Ecco allora sfatato il primo luogo comune: un museo può essere tutt’altro che noioso, ed i bambini che ci passano accanto mentre conversiamo stanno a dimostrarlo. Quali sono state – chiediamo alla responsabile della struttura – le principali tappe della nascita e dell’evoluzione del museo? ‘La prima sede era costituita da soli due locali (ca. mq 60), ai quali si accedeva dalla sacrestia della cattedrale: in uno di essi erano esposti paramenti sacri, nell’altro erano riuniti argenterie e dipinti. Il 23 marzo del 1991 è stata inaugurata una sede ampliata e rinnovata, composta di sette locali (ca. mq 430), distribuiti su due piani: alcuni di essi facevano parte delle vecchie sacrestie del duomo, del Seicento e Settecento, ed altri locali invece erano più antichi, del Trecento e Quattrocento. L’ultimo ampliamento della struttura risale al 18 marzo 2000: la sede oggi risulta tra le più estese, su scala nazionale, adibite a musei d’arte sacra (ca. mq 800). I dodici locali, fra cui un maestoso Salone gotico, sono stati tutti sottoposti ad una laboriosa opera di restauro, che li ha riportati alla loro originaria fisionomia’. Certo che per arrivare a questi risultati dovete aver promosso in maniera sostanziale l’attività del Museo. ‘Sì, ma abbiamo cercato soprattutto di valorizzare in maniera integrata le risorse locali, come testimoniano numerose iniziative quali la creazione del sito internet bilingue, l’adesione alla ‘Carta musei’ promossa dal Comune di Città di Castello per collegare le strutture museali cittadine (Pinacoteca comunale, Musei Burri, Tela umbra, Centro delle tradizioni popolari e Torre civica) e consentire una riduzione sul biglietto d’ingresso, il concorso alla nascita dell’Associazione rete museale ecclesiatica umbra e l’attivazione di un biglietto cumulativo con il Museo della Madonna del parto ed il Museo delle bilance di Monterchi (Ar)’. Tutta questa attività promozionale che riscontri ha avuto in termini numerici? ‘Le scelte effettuate hanno consentito al Museo di stabilizzare ed incrementare il numero di visitatori, provenienti da ogni parte del mondo: siamo infatti passati dai circa 5.000 del 1997 ai circa 10.000 del 2005, quindi siamo praticamente in presenza di un raddoppio. C’è inoltre da considerare che il Salone gotico viene utilizzato come spazio polivalente per eventi culturali quali concerti, mostre a termine, conferenze, ecc. È una cornice quanto mai suggestiva per iniziative di interesse locale e non, e ci viene richiesto sempre più spesso’. Mentre stiamo per uscire, anche i bambini hanno finito la loro visita. Uno di loro si avvicina al bancone di ingresso e chiede di poter comprare una cartolina con raffigurate alcune opere del Museo. Dice che la visita gli è piaciuta così tanto che vuole portarsi a casa un ricordo. Forse è questa la miglior dimostrazione possibile che il vecchio Museo della cattedrale di Città di Castello ha ancora un glorioso avvenire davanti a sé.
Valorizziamo le risorse locali
Città di Castello. Il Museo del duomo. Parla la responsabile Catia Cecchetti
AUTORE:
Moreno Migliorati