“Ubriaco di vino”: uh! quante volte! “Ubriaco di latte”: questa proprio non la sapevo! Ma quella della quale non immaginavo l’esistenza è l’ubriacatura da… Bibbia. Scherzo, come scherza chi deve difendersi da un coinvolgimento potenzialmente eccessivo. È successo questo. Giampietro Rampini, Giampietro, please, non Giampiero. L’ho incontrato dopo anni; era stato uno dei tanti miei ex alunni dei tempi del liceo Mazzatinti; a distanza di decenni, l’ho incontrato in un contesto del tutto diverso da quello di allora. Allora era un tipo aperto ma non sbracato, un giovane studioso senza eccessi, brillante senza esibizionismi, positivo: il classico “bravo ragazzo”. Adesso è un ceramista di pregio. Ha una famiglia invidiabile, E un amore folle per la Bibbia. Folle. Da ubriaco. Gli è successo di aver fatto un viaggio in Terra Santa con una guida eccezionale, padre Fernando Armellini, un dehoniano che prima è stato missionario in Mozambico, poi s’è dedicato corpo e anima alla Scrittura ed è diventato un biblista coi controfiocchi. Oggi, utilizzando la strumentazione formidabile che ha acquisito (linguistica, storica, archeologica) Armellini legge nella Bibbia… quello che c’è nella Bibbia: tanto è bastato ai suoi superiori per emarginarlo, in un primo momento, salvo poi tornare sui propri passi, reintegrandolo nell’insegnamento. Acqua limpida e fresca. Quando parla delle sue intuizioni Giampietro ha gli occhi lampeggianti. Acqua limpida e fresca per chi, come lo scrivente, presumeva di “conoscerla almeno un po’”, la Bibbia, ma davanti a certi passi rimaneva sconcertato. Verbi gratia: “Se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli”. Signoruccio mio, ma non potevi assumere una pietra di paragone un po’ più credibile? I bambini sono, sì, piccoli, ed entrano anche per la gattara, ma sono anche prepotenti, gelosi, a volte crudeli. Sorride Armellini: Quel paidioi non va tradotto con “bambini”, paidioi sono i “servi occasionali”, o qualcosa del genere: quei soggetti, spesso non proprio superdotati, che ronzavano attorno alle case dei benestanti, i “servetti” pronti a raccogliere la richiesta dei padroni di casa e a correre per eseguirla. E tutti li prendevano a calci nel sedere, e loro ringraziavano, come succede in uno dei tragici Fantozzi di Paolo Villaggio, che contrae il torcicollo per voler risponde con un grazie ad ogni singola pedata che gi viene affibbiata sul fondo schiena. Paidioi, servetti. Armellini l’ha detto a Giampietro, Giampietro l’ha detto a me. E io sono qui a chiedermi se, in 50 anni di sacerdozio, ho avuto abbastanza calci nel sedere per risultare credibile come seguace di Cristo.