Un’Europa targata Italia

Convegno a Perugia sui 50 anni della Comunità europea, con un testimone d'eccezione

Venerdì 9 e sabato 10 marzo si è svolto a Perugia, nella sala della Partecipazione presso il palazzo della Provincia, il convegno storico internazionale ‘L’Italia e la dimensione sociale nell’integrazione europea’. L’occasione, che ha voluto che studiosi provenienti da tutta Italia e dalla stessa Europa si riunissero assieme, è il 50’anniversario della firma dei Trattati di Roma. Ad aprire i lavori dell’assemblea il saluto delle istituzioni nelle persone del presidente della Provincia, Giulio Cozzari, dell’assessore all’Istruzione, Maria Prodi, del sindaco Renato Locchi, i quali hanno manifestato il loro appoggio nei confronti di un’iniziativa che si è concentrata su aspetti, quali la dimensione sociale e l’integrazione, definendoli di primaria importanza tanto quanto il Pil. La parola è subito passata all’ambasciatore Pasquale Baldocci, ospite inaspettato, intervenuto al convegno non in veste di diplomatico ma come ‘cittadino europeo’. Testimone in prima persona dei giorni della firma dei Trattati di Roma, ha raccontato la cerimonia che si tenne in Campidoglio, nella sala degli Orazi e Curiazi del palazzo dei Conservatori e, soprattutto, ha raccontato l’orgoglio, la passione, la fede di coloro che hanno voluto e costruito l’Europa. L’ambasciatore Baldocci, che visse quei giorni ed è un appassionato dell’idea di Europa, rintraccia nella situazione attuale i segni della decadenza. Una decadenza politica. Parla di ‘emiplegia dell’Europa’: di una parte sana, quella economica e scientifica, e di una malata, quella politica. Tuttavia, ritiene che non si debba disperare: i giovani, gli studenti universitari sono infatti motivo di credere che l’Europa avrà un futuro. Si è parlato del contributo italiano allo sviluppo di una dimensione educativa comunitaria. L’Italia, che voleva affermarsi sul piano culturale come Paese guida, che voleva utilizzare la politica educativa comunitaria come strumento per alleviare i fenomeni di disoccupazione, che voleva promuovere l’esportazione dei propri lavoratori e sconfiggere l’analfabetismo, trovò accolte le sue istanze in un vero programma in materia di istruzione. Particolarmente interessanti, inoltre, alcune riflessioni del prof. Luciano Tosi in merito all’impegno italiano per la libera circolazione della manodopera, sancita nei Trattati di Roma. L’Italia, che voleva assicurare protezione all’emigrante e voleva valorizzarlo nel suo stesso interesse e nell’interesse del Paese, trattò la questione dell’emigrazione attraverso accordi bilaterali e convenzioni multilaterali. L’Italia percorse la via della legislazione sociale internazionale del lavoro, non senza l’opposizione delle grandi potenze. L’Italia fece dell’emigrazione uno degli obiettivi principali della sua politica estera, legando la liberalizzazione degli scambi commerciali alla liberalizzazione della circolazione delle persone.

AUTORE: Chiara Bonomi