Un’antica novità in diocesi

DIOCESI. Da tempo vengono promosse le unità pastorali; ma perché funzionino, occorre il contributo di tutti. Anche critico

Risale al 1992 un intervento dell’allora vescovo mons. Goretti, concentrato nell’opuscolo Per una pastorale d’insieme, le unità pastorali. Proprio in tale documento, che suscitò scalpore anche a livello nazionale, mons. Goretti proponeva un progetto di ristrutturazione della nostra diocesi attraverso la costituzione di unità pastorali esaminate ripetutamente – così viene specificato – fin dal 1986. Più volte il tema delle unità pastorali sarebbe stato riproposto nelle omelie di mons. Goretti, dei vicari diocesani mons. Peri e mons. Gori fino ai reiterati interventi del vescovo mons. Sorrentino che sull’argomento in questione ha recentemente convocato il Consiglio presbiterale (3 aprile scorso) ed il Consiglio pastorale diocesano (7 aprile). Va in particolare ricordata l’omelia programmatica del 28 ottobre 2007 nella quale mons. Sorrentino precisava la fisionomia delle unità pastorali facendo appello all’anno della comunione. Si aggiunga che particolare attenzione alle unità pastorali è stata garantita dal periodico Chiesa Insieme e dalla pagina diocesana de La Voce. Pertanto le unità pastorali non possono costituire in seno alla diocesi una ‘novità’, anche perché 3 unità sono già operanti (Fossato di Vico-Sigillo, Gualdo Tadino, Nocera Umbra) ed altre in via di revisione o incremento. Si rende utile probabilmente un approfondimento più capillare, senza escludere assemblee popolari. Come si intende, in seno alla nostra diocesi, una unità pastorale? Chiarimento preliminare: un insieme di parrocchie chiamate a svolgere un’attività collegiale attraverso clero, religiosi, operatori ed animatori laici, fermo restando che ogni parrocchia mantiene la titolarità giuridica con il proprio parroco; ogni unità pastorale dispone di un ‘moderatore’ a garanzia di un adeguato funzionamento. Vantaggi prospettati: un’azione più coordinata che galvanizza la comunità; la valorizzazione di clero e laici in un territorio meno circoscritto; la possibilità di dare concretezza alle personali attitudini; la distribuzione razionale dei vari servizi e settori; un interscambio di riflessioni ed opinioni finalizzato anche a scelte di carattere sociale; un aiuto a parrocchie più difficilmente gestibili… Quali difficoltà per un decollo decisivo del progetto nella nostra diocesi? La paura di perdere una ‘identità’ parrocchiale? La remora verso una eventuale intrusione di ‘soggetti’ che possono creare disorientamento? Il rifiuto di un ‘tutore’ di nomina vescovile? Il timore per una dissolvenza di gruppi e movimenti o per il depauperamento di riti e tradizioni? Vengano esposte esplicitamente perplessità, riserve ed anche critiche, per rendere più compatibile lo stesso progetto.

AUTORE: Francesco Frascarelli