In merito all’evento “Tenda del Risorto”, il vescovo mons. Domenico Sorrentino ha accettato di approfondire il tema. Diamo un nome al Risorto: chi deve ancora risorgere? “Il Risorto ha un nome e solo uno: Gesù! Senza la sua risurrezione, vana sarebbe la nostra fede. Ma dalla sua risurrezione deriva la nostra: come credenti in Lui, pur con tanti limiti e peccati, siamo uomini risorti, animati dal suo Spirito, chiamati alla santità. L’invito a ‘risorgere’ è rivolto a tutti”. In una società secolarizzata, quanto può essere recepito il significato del risorgere? “Il ritmo della vita contemporanea e il clima culturale in cui siamo immersi non sempre aiuta. Tuttavia si sente anche necessità di recupero spirituale sebbene, tante volte, attraverso percorsi discutibili. Noi vogliamo dare testimonianza che l’incontro con Gesù in una comunità cristiana viva è capace di dare alla nostra esistenza un senso nuovo che ci fa vivere, nonostante la croce, nella gioia, nella operosità, nella speranza”. Quale motivo ha indotto a valorizzare la tenda? “La tenda è un simbolo biblico. Ricorda il Dio dell’Esodo che cammina con il suo popolo. La realizzazione piena è Gesù, il Figlio che ha messo tenda nella nostra umanità. Riprendere questo simbolo significa ricordare che Egli viene ad illuminare la nostra esistenza nella concretezza delle dimensioni quotidiane. Significa anche assumere l’impegno di essere comunità missionaria, che si proietta nell’annuncio per le strade e nelle case degli uomini”. La sofferenza nelle sue molteplici manifestazioni mette talvolta a dura prova la fede… “Tra le cose che Gesù chiede agli apostoli, quando li invia ad annunciare il Regno di Dio, c’è anche questa: ‘Guarite gli infermi’. Egli stesso lo faceva con i suoi miracoli di guarigione. Dio non vuole la nostra sofferenza, è venuto a guarirla. Quando non c’è la guarigione fisica, quella spirituale aiuta a sopportare anche la sofferenza fisica. La croce che Gesù ci chiede di portare è la croce dell’amore, il darci reciprocamente la mano, perché nessuno si senta solo nel suo dolore”. Quale differenza tra progresso e sviluppo? “Il magistero sociale della Chiesa ha dato su questo tema indicazioni illuminanti. Nella Tenda del Risorto, con il prof. Zamagni e altri esperti, abbiamo voluto fare il punto. In una parola potremmo dire: non c’è progresso vero se allo sviluppo economico, tecnico, scientifico non corrisponde la crescita di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Si tratta di pensare allo sviluppo in tutte le dimensioni, in particolare aprendosi al Trascendente e tenendo saldi i valori morali. Tutto questo in termini di mondialità. Alla globalizzazione della cultura e dell’economia, deve far da contrappeso la globalizzazione della solidarietà”. Si pecca di integralismo a ridimensionare l’arte per l’arte, preferendo il concetto dell’arte come strumento di elevazione? Di ascesi spirituale? “Nella Tenda abbiamo voluto dare uno spazio al discorso sull’arte, perché siamo convinti che l’arte ha sempre un rimando al Trascendente. La ‘via della bellezza’ conduce a Dio. Non si tratta allora di strumentalizzare l’arte, ma di coglierne la sua intima direzione, quando la sperimentiamo e la valorizziamo nel contesto della liturgia e del sacro. È un fatto che la storia dell’arte ha nelle nostre chiese – e in Assisi a titolo speciale – uno dei suoi luoghi più significativi”. Il mondo giovanile è in fibrillazione: incomprensione generazionale, mancanza di occupazione o di un lavoro gratificante, amori spezzati, matrimoni in rapida crisi, frustrazioni. E questo diffuso malessere esiste anche nella nostra diocesi: suona retorico un invito alla speranza? “La crisi c’è e i giovani ne risentono più degli altri. Ma essi rimangono pur sempre una grande risorsa. Quando ricevono un annuncio autentico di Cristo, avvertono che corrisponde profondamente alle loro esigenze di gioia e di vita. E allora si gettano a capofitto nell’avventura della speranza cristiana. Lo vediamo con tanti di loro che stanno partecipando ai vari momenti della pastorale diocesana e parrocchiale. Anche nel contesto della Tenda si sono dati da fare per dei momenti significativi. No, non è retorica: quella che viene da Cristo è la speranza che salva il mondo. E parla al cuore di tutti, anche dei giovani”.
Una Tenda che invita tutti a essere “risorti”
Intervista al Vescovo sul significato del grande evento diocesano che incornicia il periodo di Pentecoste
AUTORE:
Francesco Frascarelli