Ci sono andato, dall’oculista, e gli ho descritto il fenomeno di cui soffrivo da tempo: fissavo la foto di Papa Francesco, ma appena la giravo sottosopra mi appariva l’immagine di Papa Giovanni, come in una famosa cartolina grigia del 1848.
L’oculista m’ha confidato che anche suo nonno gli aveva parlato di quella famigerata cartolina grigia, che la Dc aveva diffuso in milioni di copie per le elezioni del 1948: lo stesso ritratto visto da una parte era lui, Garibaldi, l’icona del Fronte; visto dall’altra era Stalin. “Famigerata”, quella cartolina, lo era per lui, suo nonno, che era stato un duro nel Fronte popolare, e fino alla morte aveva rimpianto quel 18 aprile come il giorno della grande occasione perduta dall’Italia per realizzare la giustizia.
Bene. Prima, a me stesso: “Ha detto mio nonno; ma allora… io… la maggiore età l’ho superata da un pezzo!”. “La gioventù condizione dello spirito”: chi l’ha detto?
Poi, al mio oculista: “Ringrazi quella cartolina e tutto quanto la Dc mise in campo in quel lontano aprile 1948: avesse vinto suo nonno, lei oggi non farebbe l’oculista ma il bovaro, e sua moglie non insegnerebbe all’università ma farebbe la badante di una delle cariatidi avanzate dal tempo felice in cui la giustizia importata dall’Est era solo un miraggio”.
Risposta maleducata, ma vera. Non se la meritava, quella brava persona del mio oculista, che fra l’altro aveva convocato nel suo studio, a mia insaputa, anche uno psicologo; piccolo, grigio anche lui, barbetta caprina; fino a quel momento s’era tenuto da parte. “Adesso senta quello che le dice lui, lo psicologo”.
“Dica, dottore!”. E il dottore disse. Disse che soffrivo di una turba psichica profonda, una gravissima sindrome memonico-progressista in cui un passato fortemente rimpianto si confondeva con un futuro ardentemente desiderato.
“Ma è veramente grave, dottore?”. Lo psicologo si grattò la barbetta da psicologo: “Oh! Sì, molto, molto grave!”. Silenzio: “Inguaribile!”.
E io sono tornato a casa felice che la mia sindrome fosse molto grave, addirittura inguaribile. Perché – sapete – io ho vissuto sotto otto Papi: Pio XI, Pio XII, Papa Giovanni, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Papa Francesco; ma quando parlo del Papa mi tornano in mente solo loro due, Giovanni e Francesco. Tutti gli altri sono bravi, bravissimi, santi, santissimi, ma quando nomino un Papa… solo quei due.
È grave? Certo, se non lo fosse non sarebbe una sindrome tale da far grattare la barbetta a uno psicologo doc.