Interesse e curiosità ha destato nell’opinione pubblica il nuovo assetto diocesano notificato dal vescovo Sorrentino in occasione della pre-assemblea di S. Tecla e già invero annunciato senza riferimenti particolari o fuorvianti illazioni su questa pagina. Ribaltone? Sconvolgimento? Il vicario generale mons. Orlando Gori, ancora in carica, parla semplicemente di un normale avvicendamento programmato. Per esigenza di chiarezza ci siamo rivolti direttamente al Vescovo. Mons. Sorrentino, da quanto tempo meditava i cambiamenti? ‘Sono arrivato in diocesi l’11 febbraio 2006. Mi è bastata una semplice lettura dell’Annuario diocesano, con l’elenco dei sacerdoti e il calcolo della loro età media, combinata con la constatazione della quasi totale mancanza di vocazioni diocesane, per rendermi conto che urgeva un rinnovamento, per non rischiare, nel giro dei prossimi anni, una situazione insostenibile: parrocchie senza preti, una pastorale affaticata, i giovani sempre più lontani dall’orizzonte ecclesiale. Il mio predecessore, mons. Goretti, aveva visto giusto, oltre 15 anni fa, con il progetto delle unità pastorali. Io non ho fatto altro che passare alla pratica con una programmazione pluriennale che quest’anno si completa.’ Ha deciso in maniera autonoma o coadiuvato da consiglieri o stimolato dagli eventi? ‘Le decisioni evidentemente sono mie. Ma prese dopo molta preghiera, riflessione e consultazione, guardando sempre alle esigenze del bene comune della diocesi. Ho cercato di agire con grande senso di responsabilità’.Quale criterio è stato seguito per stabilire sostituzioni e dislocazioni? ‘Nessun sacerdote è stato messo in pensione: si è sacerdoti fino all’ultimo respiro. Ma a parroci di età avanzata, talvolta con un ministero svolto anche per 50 o 60 anni nella stessa parrocchia, è stato chiesto di fare spazio a sacerdoti più giovani. Ad alcuni ho dovuto chiedere di accettare importanti incarichi diocesani (è il caso del vicario generale don Saba o del vicario per l’economia don Fongo). Le parrocchie saranno tutte ‘in rete’ per favorire collaborazione e ottimizzazione di risorse. È in gioco anche un’idea di comunità cristiana. Il parroco non è il factotum che si identifica con la comunità: è il pastore che fa crescere la comunità, stimolandola alla partecipazione e alla ministerialità.’ Ritiene che la comunità diocesana accetterà unanimemente questo processo di mutamento? ‘La mia esperienza anche in altre diocesi mi dice che, quando le parrocchie sono formate e informate, le novità vengono accolte senza grande fatica, pur con il dolore inevitabile dei distacchi. È avvenuto così negli anni scorsi, ho fiducia che avverrà così anche per quest’ultima fase del rinnovamento che ci immetterà nel secondo anno della Missione e nei progetti che, a Dio piacendo, ci attendono subito dopo: triennio della Parola di Dio, visita pastorale e Sinodo diocesano’.
Una diocesi ottimizzata
Sul significato della nuova redistribuzione dei parroci, intervista al vescovo mons. Sorrentino
AUTORE:
Francesco Frascarelli