Una “amoralità” senza precedenti

Basta guardarsi intorno per accorgersi che accanto a noi sta dilagando non (solo) l’immoralità, o una diversa moralità, ma la vera e propria amoralità; forse come mai prima nella storia. “Immorale” è chi trasgredisce la legge morale, ma sa che quella legge esiste, e anzi in linea di principio la accetta, se non altro nel senso che pretende che gli altri la osservino (a vantaggio di lui, si capisce). “Diversamente morale” è chi ha una legge morale sua e la rispetta, ma è diversa dalla nostra.

Seguire una legge morale, o comunque conoscerla anche senza seguirla, vuol dire avere il concetto del bene e del male; sapere cioè che esiste un metro di giudizio, oggettivamente, al di sopra e di fuori dell’individuo, del suo piacere e della sua convenienza. È vero che Immanuel Kant diceva “la legge morale è dentro di me”, ma lo diceva nel senso che la legge morale parla nella nostra coscienza, non certo nel senso che ciascuno se la fa a proprio comodo. Kant è il meno relativista che si possa immaginare (“Agisci come se le tue azioni dovessero servire come regola universale per tutti”).

“Amorale” invece è chi non si pone neppure il problema del bene e del male. Ne ha parlato pochi giorni fa Vito Mancuso, noto studioso e scrittore di teologia, fondamentalmente cattolico anche se, diciamo così, indipendente. Ha raccontato, su un importante giornale, che viene spesso chiamato a fare lezioni e conferenze sull’etica in ambienti universitari o imprenditoriali; e di essersi trovato a disagio perché molti ascoltatori mostrano di non capire quando lui parla di bene e di male, non ne hanno nemmeno il concetto e non ne vedono l’utilità. Perché mai, gli chiedono, dovremmo perdere tempo a chiederci se fare una certa azione è bene o male, quando risponde alla nostra convenienza e ci fa ottenere il nostro scopo? Che il nostro mondo sia pieno di gente così, nel mio piccolo me ne ero accorto anch’io, prima di leggere lo scritto di Mancuso. Ma è una tragedia; perché, a parte ogni discorso sui valori, c’è il fatto che una società dove ciascuno ha come unica regola la propria convenienza è una società che va verso la distruzione.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani