Un umile e silenzioso scrutatore dei segni dei tempi

Il 27 aprile in piazza San Pietro a Roma don Giacomo Alberione sarà proclamato beato

Il prossimo 27 aprile, il Papa proclamerà beato don Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina, morto 31 anni fa a Roma. Giovane prete diocesano di Alba (Cn), guardando la sua gente si chiedeva: “Ma dove va, dove cammina, come cammina”? L’ansia di evangelizzare un mondo che gli sembrava incamminato verso la scristianizzazione convinse don Giacomo che doveva fare qualcosa per le persone disorientate. Maturò così l’idea di fondare delle Congregazioni religiose che con il loro operato offrissero risposte esistenziali incentrate sui valori della fede.La famiglia paolina dell’Umbria invita chi lo desiderasse a partecipare alla celebrazione di beatificazione in piazza San Pietro a Roma. Per ulteriori informazioni rivolgersi alle librerie Paoline: Terni, via Mazzini n. 25 – tel. 0744/40.53.05; Perugia, piazza IV Novembre n. 25 – tel. 075/573.60.61.La prima fondazione di don Alberione risale al 1914 quando, con la “Scuola tipografica piccolo operaio”, diede inizio allo studentato di futuri preti e frati che lavoravano in tipografia (Soc. San Paolo o Paolini). L’anno successivo, avviò le Figlie di san Paolo o Paoline. Era soltanto l’inizio di una lunga avventura di padre e propulsore di opere, visto che Alberione, dal 1914 al 1960, fondò 5 congregazioni religiose: Paolini, Paoline, Pie discepole, Pastorelle, Apostoline; 4 istituti aggregati: Annunziatine, Gabrielini, Gesù Sacerdote, Santa famiglia; 1 associazione di cooperatori, che insieme costituiscono la Famiglia Paolina. Ogni congregazione, e ciascun Istituto, ha un suo specifico apostolato ma la spiritualità è unica: Cristo Maestro Via, Verità e Vita (Gv 14,6) (con la variante di Gesù Buon Pastore per le Suore Pastorelle). La figura del Maestro divino esprime per Alberione un’istanza vitale per coniugare insieme spiritualità e comunicazione del Vangelo. La beatificazione di questo apostolo moderno è l’occasione propizia per riflettere sulla forza della comunicazione sociale e interpersonale. Infatti, don Alberione ha voluto rispondere alle sfide culturali del tempo promuovendo i valori cristiani attraverso la stampa e ogni altro mezzo che il progresso umano avesse inventato (oggi anche Internet), senza tuttavia rinunciare al lavoro capillare nelle parrocchie. “Se la gente non viene in Chiesa, andiamo a incontrarla là dove si raduna”, diceva. E’ così che giornali, film, libri, video, audiocassette, programmi radiotelevisivi sono diventati il nuovo pulpito. Per don Alberione, proporre alla gente i valori del vangelo con i moderni mezzi di informazione, valorizzando pure il contatto con le persone sul territorio, non era solo un dovere; era anche un impegno affascinante. Bisognava fare i conti con il mercato, la concorrenza, i gusti in evoluzione delle persone, l’impresa editoriale, ma lui non si è mai arreso alle difficoltà e ha chiesto alla Chiesa che riconoscesse il carisma della comunicazione. Infatti, mentre le sue fondazioni vennero approvate canonicamente, lui divenne un referente credibile nel mondo dei mass media, tanto che partecipò in qualità di esperto ai lavori del Concilio Vaticano II, che con il decreto Inter Mirifica (mezzi magnifici), attribuiva grande riconoscimento alle congregazioni paoline. Nell’udienza concessa ai Paolini nel 1969 Paolo VI indicò don Alberione come un instancabile, “umile e silenzioso scrutatore dei segni dei tempi cioè le più geniali forme di arrivare alle anime”. Ma il papa va oltre e afferma “don Alberione ha dato alla Chiesa nuovi strumenti per esprimersi, nuovi mezzi per dare vigore e ampiezza al suo apostolato, nuova capacità e nuova coscienza della validità e della possibilità della sua missione nel mondo moderno e con mezzi moderni”. Migliore riconoscimento non poteva essere sperato e don Alberione lodava Dio per tutto questo, senza trattenere per sé né meriti né elogi. Quando morì a 87 anni (il 26 novembre del 1971), poche ore prima che spirasse, Paolo VI andò a visitarlo sostando in preghiera ai piedi del letto. Il piccolo prete piemontese, dopo una lunga vita vissuta nella fede, se ne andava silenziosamente mentre i suoi “figli” e le “figlie” avevano raggiunto i confini del mondo. Attualmente, infatti, le fondazioni di don Alberione sono presenti nei 5 Continenti con 673 comunità in 62 nazioni. La Bibbia in ogni famiglia, che era una delle sue maggiori aspirazioni, anche quando la Scrittura era tenuta ai margini, ha raggiunto traguardi ragguardevoli: ne sono state vendute più di 20 milioni di copie. Per saperne di più, si può visitare il sito: www.alberione.orgCristina BeffaLa presenza paolina in UmbriaTre delle 10 fondazioni di don Giacomo Alberione sono presenti in Umbria: le Figlie di san Paolo, o Paoline, le suore di Gesù Buon Pastore, o Pastorelle, e l’Istituto Santa famiglia. Le Paoline sono conosciute soprattutto per la diffusione dei valori cristiani attraverso l’apostolato della comunicazione sociale. Molti lettori conoscono le librerie da loro gestite a Terni (via Mazzini 26) e a Perugia (piazza IV Novembre 25). Le Paoline, oltre ai libri diffondono gli audiovisivi, promuovono incontri culturali e organizzano mostre del libro. Le due comunità che operano in Umbria sono composte da poche suore ma molto dinamiche e attive, a conferma del fatto che sovente la qualità va ben oltre la quantità. Nonostante la loro intensa attività, ogni giorno trovano il tempo per almeno due ore di preghiera (messa, meditazione, adorazione eucaristica). Solitamente si ritirano a pregare nella cappella attigua all’abitazione, ma non è raro trovarle in Duomo dove appunto si recano per l’adorazione. In Umbria le Pastorelle sono presenti nella parrocchia di Massa Martana. Svolgere la propria missione in parrocchie sperdute o nelle periferie delle metropoli non è impegno da poco. Infatti, “Per noi – precisa suor Alberghina -, la parrocchia non è il luogo dove si erogano servizi, anche importanti come la catechesi, ma il luogo dove la persona viene riconosciuta nel suo essere persona con tutto ciò che questo comporta, soprattutto quando vi sono poveri ed emarginati o giovani che vanno alla ricerca di senso per una vita che risulta loro quasi sprecata”. La panoramica delle presenze alberioniane sul territorio umbro si conclude con qualche accenno alla terza propaggine paolina: l’Istituto Santa Famiglia. Esso è costituito da coniugi cristiani che si propongono di vivere i valori del Vangelo testimoniandolo negli ambienti in cui vivono e operano: la famiglia, il lavoro, la comunità ecclesiale e la società. La condizione dei membri è la secolarità (in quanto essi tendono alla perfezione della carità nel mondo), mentre in senso giuridico l’Istituto è aggregato alla Famiglia Paolina, di cui condividono la spiritualità e l’apostolato.In concreto questi coniugi animano incontri spirituali per famiglie, per i fidanzati che si preparano al matrimonio, per i genitori che chiedono il battesimo dei figli; organizzano missioni parrocchiali e settimane del Vangelo tenendo salda la scelta dei mezzi della comunicazione sociale e l’insegnamento della Chiesa sulla famiglia.

AUTORE: C.B.