Don Andrea Gallo: “Quando aiuto la gente che ha fame, mi dicono che sono un bravo prete; ma quando mi domando perché quella gente ha fame, mi dicono che sono un comunista”. Nella nostra tradizione cristiana il duplice atteggiamento (aiutare la gente che ha fame e chiedersi perché ha fame, e denunciare gli affamatori) è sempre stato ben presente. Addirittura in san Vincenzo de’ Paoli, che alle sue Dame della Carità, bardate di tutto punto, raccomandava: “Quando date un piatto di minestra a un povero, ricordatevi sempre di chiedergli scusa”. “Scusa”: di che? E a nome di chi? Oggi Papa Francesco, secco: “È la vittoria della finanza sulla politica a causare la fame nel mondo”. Don Gallo ha avuto il coraggio di conciliare l’appartenenza alla Chiesa con quella che lui chiamava “la strada”, le lotte condotte in prima persona per il lavoro, gli scioperi per il diritto di cittadinanza agli stranieri, la difesa degli ultimi per il solo fatto che erano ultimi, a qualunque categoria sociale appartenessero. Don Milani, per esaminare l’attitudine di base dei ragazzi che volevano entrare nella sua scuola, mostrava loro un uomo in ginocchio, con le mani piegate dietro la schiena, mentre da un lato spuntava una mano che gli piazzava una pistola contro la tempia. “Da che parte stai?”. Se la risposta era esitante, se cominciava con un “dipende”, la bocciatura era secca e definitiva. A vent’anni, don Andrea entrò tra i Salesiani, a 25 fu ordinato prete e chiese di partire per il Brasile, da dove la dittatura lo respinse in Italia. Cappellano sulla nave scuola della Garaventa, che in realtà era un riformatorio per minori, il suo tentativo di instaurare un metodo ispirato a fiducia e libertà consigliò ai superiori di ritirarlo da quell’incarico; e così nel 1964 don Gallo, lasciata la congregazione, viene incardinato nella diocesi di Genova, dove comincia il suo difficilissimo ed esaltante rapporto con il card. Siri, il primo ad aver fastidio della sua predicazione “dai contenuti politici e non religiosi”, il primo a lasciare capire quanto quella predicazione fosse impregnata di Vangelo. Quando lascerà la diocesi, Siri vorrà celebrare l’ultima messa con don Andrea a San Benedetto al Porto, dove tanti anni prima l’ha accolto il parroco don Federico Rebora, insieme a un piccolo gruppo: quello che sarebbe cresciuto nel tempo per diventare la Comunità di San Benedetto al Porto. E nel cuore di quella Comunità il grande Principe della Chiesa, il Delfino di Pio XII, colui che per ben tre volte fu sul punto di diventare Papa, vorrà concludere il suo ministero. Fianco a fianco con don Gallo. In nome di quello stesso Cristo che aveva appassionato ambedue.
Un solo Cristo per ambedue
AUTORE:
Angelo M. Fanucci