23 luglio 1910: esce il primo numero del settimanale Voce di popolo. Lo aveva voluto fortissimamente il nuovo Pastore di Città di Castello mons. Carlo Liviero, che aveva preso possesso della sede vescovile solo da una ventina di giorni. In un certo senso, pur nella multiformità dell’azione pastorale del Vescovo, messosi subito all’opera soprattutto con la predicazione, la nascita del settimanale diocesano può essere considerata la sua prima opera pastorale. Come ci ricorda don Oreste Fiorucci, allora il “giornaletto uscì, modesto nelle proporzioni del formato e della tiratura (4 pagine), ma ardito e battagliero nei propositi”. Il settimanale veniva redatto in vescovado e aveva come direttore responsabile un laico, Fedele Lensi. Mons. Liviero non manca di benedire il nuovo periodico e l’intenzione di fare del bene con la quale nasce. Lo scopo del settimanale era quello di dare voce a chi non aveva voce: cioè, difendere i principi religiosi e cristiani dagli attacchi insolenti ed ingiusti di tanti avversari.
Fin dal primo numero Voce di popolo va all’attacco e denuncia senza mezzi termini “uno spirito anticristiano e massonico” che si andava infiltrandosi in ogni pubblica istituzione sotto lo specioso titolo di modernità e di progresso. Denunciava la pretesa volontà di ingannare il popolo facendo credere che nulla vi potesse essere di buono, se non separato dall’idea religiosa. Il settimanale nasceva per la difesa del Vero: “A mostrare che non v’ha nulla di più patriottico, noi imprendiamo la pubblicazione di questo umile periodico, colla fiducia che tutti i buoni ci aiuteranno; che quanti dubitano ci vorranno leggere e che chiunque ama la giustizia e l’ordine si vorrà schierare dalla nostra parte”. Non mancarono le reazioni; e furono violente.
Il settimanale socialista La rivendicazione e quello anticlericale Il tafano vomitarono parole di fuoco contro il settimanale e contro mons. Liviero “che fra molti suoi mestieri – compreso quello di accenditore di candele al duomo – fa anche quello di giornalista”.
23 luglio 2010. A cento anni di distanza esce questo numero de La Voce, il numero 27 dell’anno. Abbiamo voluto solennizzare il centenario dedicando questa pagina a Voce di popolo perché il nostro settimanale di quella intuizione di mons. Liviero può considerarsi figlio. Sappiamo bene che nel 1910 dovevano ancora nascere don Pietro Fiordelli e don Benso Benni che fecero del nostro settimanale un’avventura che dura a tutt’oggi. Anche attraverso le pagine di questo giornale mons. Liviero spezzò il pane della Parola di Dio e offrì al popolo nozioni elementari di cultura. Questa nuova aria fu respirata anche da coloro che in seguito fecero La Voce.Vogliamo ricordare il centenario del settimanale, ma anche l’opera di Carlo Liviero che continua oggi, anche a Città di Castello. E mentre le immagini ci riportano a quei tempi lontani vorremmo rivolgere ai nostri lettori l’invito del primo numero: “Volete che questo numero diventi più ben fatto?”. Allora si scriveva: “Voi tutti che lo leggete inviate il vostro abbonamento e trovatene un altro”. Noi aggiungiamo: arricchite il giornale facendo sentire la vostra voce.