Come buoni frutti di stagione all’albero delle otto Chiese sorelle dell’Umbria, in queste settimane sono arrivate a maturazione le Assemblee diocesane. Sono il risultato di un lavoro lungo e complesso, che è stato compiuto per preparare i temi messi alla comune discussione. Sono visibili nelle scelte le convergenze tra il Vangelo perenne e i segni dei tempi, ossia il desiderio di far risplendere l’annuncio della fede nella complessità delle situazioni che stiamo vivendo. Tra i frutti del Concilio, vivacissimo è ancora il tema della partecipazione, perché è una dimensione essenziale per la vita della Chiesa in ogni tempo. La comunità dei credenti, che amiamo definire popolo di Dio, si manifesta nella sua verità quando ciascuno per la propria parte si esprime; quando tutti sanno non solo di appartenere al Corpo di Cristo, ma si rendono disponibili ad esercitare le proprie funzioni. Sull’insegnamento dei Padri, siamo un popolo in cammino; sant’Agostino a tutti ancora insegna il nesso tra la Città dell’uomo e la Città di Dio. Verso la Gerusalemme del cielo avanzano i nostri passi nel tempo, nella ferma convinzione che non si entra in cielo se non si è fatta la nostra parte sulla terra. Quando all’esperienza della partecipazione si affianca la responsabilità, il farsi carico degli altri, diventa ancor più chiaro che la vita quotidiana è ‘l’alfabeto per comunicare il Vangelo’, come insegna la recente Nota pastorale dell’episcopato italiano dopo il IV Convegno ecclesiale nazionale. La grandezza di Dio, che non si lascia racchiudere dentro le categorie umane, seguita a sbalordirci: l’abisso della sua misericordia confonde i nostri meschini calcoli umani. Ci fa ritrovare insieme ogni anno per verificare il percorso fatto, per lodare insieme il suo nome, per determinare il progetto su cui lavorare ancora per l’anno avvenire, per ridistribuire tra tutti servizi e ministeri, che esprimono l’identità della Chiesa e ne assicurano il concreto agire dentro la città dell’uomo. Sappiamo bene che non bastano proclami e neppure programmi. Giova a tutti ricordare che il cammino personale di ciascuno davanti al Signore è quella condizione essenziale che ci fa diventare famuli Dei, ossia membri della famiglia del Signore, i suoi amici, come Gesù amava chiamare apostoli e discepoli. Gli eventi ecclesiali, come sono appunto le Assemblee diocesane, saranno ben poco fruttuosi se non mireranno anzitutto a che ciascuno faccia luce su se stesso, dando il primato alla dimensione soprannaturale della Chiesa. Saranno eventi dello Spirito se ciascuno per la propria parte vorrà mettersi nelle mani di Dio e chiedere la sua grazia. I piccoli, i poveri, quanti non hanno ancora il dono della fede hanno diritto a vedere il popolo di Dio non solo aggregato, ma anche adunato. Non basta la decisione interiore di farne parte, come bene andrebbe per una aggregazione umana. È necessario che impariamo ad agire tutti insieme sicuti unum corpus, cioè organici gli uni agli altri, nella sinergia di programmi comuni, tesi a realizzare nel tempo gli obiettivi che lo Spirito del Signore vorrà farci individuare, donandoci il suo discernimento. Otto assemblee diocesane per dire l’unica Chiesa, per affermare che la diversità è ricchezza; solo la divisione è peccato. Quali sono i temi ineludibili per la progettazione comune del cammino della Chiesa nel tempo che stiamo vivendo? Prima di tutto la Parola di Dio, che sostiene la sacramentalità stessa della Chiesa. Vi pare poca cosa tornarci a porre la domanda su come educare alla fede i piccoli, come sostenere le domande di verità dell’uomo contemporaneo, come far liberare i più vecchi dal materialismo della società del nostro tempo, per presentarsi da cristiani all’incontro con Dio? Le otto Chiese dell’Umbria sono chiamate a interrogarsi, ciascuna nella propria realtà, su come celebrare nella Città dell’uomo. Questo argomento fu la proposta dell’Umbria alle altre Chiese d’Italia, gli ultimi giorni di agosto, durante la Settimana liturgica nazionale.
Un popolo in Assemblea
AUTORE:
' Riccardo Fontana