La proposta avanzata in Concilio dal Card. Lercaro e dal Gruppo del Collegio Belga, di fare dei poveri un luogo teologico privilegiato, non passò. Eppure sopravvisse, in un percorso carsico che nutrì la mia generazione e lasciò a secco la generazione successiva. Noi ci alimentammo di Chiesa dei poveri e di Vangelo che libera e soccorre tutto l’uomo, anima e copro, coscienze e strutture. Cantammo a squarciagola Santa Maria del cammino.La generazione successiva alla mia…: credo proprio di no. Le hanno sfondato i timpani le cannonate esplose contro la Chiesa dei poveri, i colpi di bazooka sparati ad alzo zero contro la teologia della liberazione, i petardi e i tricche tracche collegati al tubo di scappamento dell’ambulanza con su scritto Chiesa/Croce Rossa. Da questo punto di vista i quindici anni intercorsi tra Evangelizzazione e promozione umana (1976) ed Evangelizzazione e testimonianza della carità (primi anni 90) sono stati una tragedia. Sotto il ricatto delle tesi maggiormente esotiche portate avanti dalle frange più ballerine della contestazione ecclesiale, un’intera generazione di preti e di laici impegnati non solo ha buttato via il bambino con l’acqua sporca, ma s’è preoccupata di bombardarne preventivamente le cellule staminali, ad evitare qualsiasi rischio di riproduzione. Ne sono nati liturgisti talmente puntuali da apparire puntuti, e catechisti talmente impregnati di linguaggio biblico da tradirne la sostanza. Sempre più rari i biblisti che insistevano sui fasi tipo il Vangelo di Marco è la storia del Crocifisso modulata sul ritmo dei lontani. Dei lontani di ogni tempo (Trombatore), o la scelta preferenziale per i poveri è un fatto teologico… un qualcosa che appartiene all’ordine della rivelazione, e non soltanto a quello della risposta umana al Vangelo (Maggioni); sempre più soli, come profeti avvinazzati che cantano alla luna, i teologi che con Enzo Bianchi ricordavano che la pratica della povertà e la condizione del povero, secondo l’evangelo, non riguardano soltanto la condotta del Cristiano e della Chiesa, ma anche il mistero intimo e personale di Cristo. Non costituiscono un capitolo dell’etica, per quanto sublime, …ma una parte integrante della rivelazione di Cristo, un capitolo centrale della cristologia. Sempre più rari, in quegli anni.