Pur essendo presente solo da pochi mesi in questa città, di cui mi sento pienamente membro e padre, provo un dolore immenso per la disgrazia che ci è piombata addosso. Ho capito anche, dal contatto con i miei collaboratori e con la gente che continuamente incontro, quanto grave e persino devastante – e non da oggi, ma dal momento in cui è avvenuto il delitto – sia stato l’assassinio di una giovane studentessa inglese, avvenuto nella tenebrosa notte di Halloween di due anni fa. Grave e devastante in sé, per la crudele morte inflitta alla giovane Meredith, affidata in qualche modo a noi per ragioni di studio dalla sua famiglia; per la giovane età, oltre che della vittima, anche dei condannati in primo grado per omicidio; per la circostanza di studenti nostri ospiti, lontani dalle loro famiglie, in una condizione che appare di solitudine e abbandono a se stessi. Perugia non sospettava che questo potesse avvenire appena fuori delle sue mura, in una casetta tranquilla vicino alla porta più famosa della città, la porta Etrusca. Ha guardato questi giovani con orgoglio e forse con insufficiente senso di responsabilità. Eppure, già dai miei primi contatti, ho potuto intuire che qui esiste un problema giovanile, non da oggi, che il mio predecessore, mons. Giuseppe Chiaretti, aveva già individuato ed affrontato dando impulso alla pastorale giovanile, riattivando gli oratori, e ponendo i giovani al centro dei lavori del Sinodo diocesano. Tuttavia il problema, che ha caratteri epocali e riguarda tutti i Paesi del mondo, qui ha una rilevanza particolare per l’alto numero di presenze di studenti italiani e stranieri (circa 40 mila) che frequentano le due Università, quella degli Studi con le sue undici facoltà e quella per gli Stranieri. Non si può dire che questa massa di studenti non sia stata oggetto di riflessioni e di iniziative da parte delle autorità accademiche e cittadine. Ma, da quanto riportano i quotidiani locali in questi giorni, risulta che Perugia è la città con il più alto numero di locali notturni rispetto agli abitanti e con un forte spaccio di sostanze stupefacenti. Per cambiare rotta e per combattere i persuasori occulti e palesi della vita facile e trasgressiva, che serpeggiano nell’ombra, nonostante le lodevoli iniziative dell’Amministrazione comunale, necessita un supplemento di azione educativa e sociale alla quale ho dedicato, nel corso della mia prima celebrazione del patrono della città, il defensor civitatis sant’Ercolano, vescovo e martire, un appello alla comunità cristiana e alla cittadinanza, chiamando a raccolta tutti gli attori e i responsabili della società e degli enti pubblici. Come ho detto in quell’occasione: “Nella mia vita ho incontrato tanti giovani; per più di venti anni ho fatto l’educatore nel Seminario di Firenze. Ho percorso tutta la Penisola incontrando giovani nei vari Seminari d’Italia. Ho incontrato ogni anno migliaia di ragazzi. Ho potuto quindi constatare che molti si pongono profondi interrogativi sul senso della vita: ‘Chi sono? Da dove vengo? Qual è la meta a cui sono diretto?’. Spesso nelle scuole mi sono sentito rivolgere queste domande ed altre, che nascondevano, forse, drammi ancora più profondi. Perciò, chi considera i giovani come abulici non li ha conosciuti pienamente. Quelle che a loro mancano, invece, sono risposte che diano un senso pieno alla loro esistenza. È la conseguenza del fatto che la società adulta non ha più punti di riferimento certi ed ha permesso che svanisse il calore dell’autorevolezza della figura paterna e materna. Così è accaduto che ciascuno, proprio a cominciare dai ragazzi e dai più giovani, si sia ritagliato uno spazio dentro cui poter trovare risposte, affidandosi unicamente agli stimoli che gli venivano dall’esterno, dall’informazione. È questa la terribile illusione: che l’informazione di massa sia sinonimo di formazione, per cui ogni messaggio viene equiparato all’altro, senza una gerarchia di valori”. Nel dialogo con giovani preti, inoltre, ho maturato l’idea di proporre una specie di visita pastorale rivolta ai giovani per incontrarli dove essi vivono, nelle loro parrocchie, negli oratori, nei gruppi di volontariato, nelle loro associazioni e movimenti per ascoltarli, confrontarci sui valori e sulle esigenze della loro età e costruire insieme progetti di crescita e di maturazione spirituale, umana e sociale. Sono consapevole che le condizioni in cui i giovani oggi si trovano a vivere sono spesso prive di stimoli ad impegnarsi e a sperare nel futuro; sono privi di punti di riferimento validi e credibili, e spesso si trovano a dover fare i conti con storie di corruzione e di degrado morale. Ma non ci si può arrendere fatalisticamente. Si deve reagire offrendo ragioni di vita, che non mancano per chi crede nella Carità e Verità di un Dio che si fa uomo per salvarlo. Il mistero del Natale che stiamo per celebrare sarà, anche per questa città e per i suoi giovani, un momento di conforto e di ripresa di un cammino di speranza. Questo è il mio augurio e la mia preghiera.
Un patto cittadino per i giovani
Riflessione dell’Arcivescovo sulla sentenza per l’omicidio di Meredith Kercher
AUTORE:
† Gualtiero Bassetti