La fiction su Paolo VI, trasmessa da Rai Uno domenica e lunedì u.s.: tre ore di meditazione su un Papa vero e problematico, un grande cristiano; alla morte di un altro grande cristiano, Giovanni XXIII, lo Spirito gli affidò il timone della Chiesa impegnandolo a guidare una grandiosa e problematicissima opera di inculturazione del Vangelo, quale la Chiesa non aveva mai dovuto affrontare; e in un tempo veloce e proteiforme come il nostro; un’operazione del genere non poteva non comportare grandi rischi per tutti e grandi sofferenze per chi ne aveva la leadership.’brLe tante esplosioni di gioia, a cominciare da quando ci rendemmo conto che finalmente l’abisso fra Chiesa’ondo era stato colmato, da quando gli ‘eretici’ divennero ‘fratelli separati’, da quando la Chiesa presentò il suo progetto sul mondo, che andava ben oltre il sacro recinto di sempre, per farsi planetario, di tutti e per tutti: l’utopia della Civiltà dell’Amore. Lo sgomento che provammo quel 25 luglio 1968 in cui uscì l’Humanae vitae; ero in pellegrinaggio, con la parrocchia di San Martino, sotto la guida del suo parroco don Pietro Bottaccioli, a Sotto il Monte; quando la radio del pullman dette la notizia, ci guardammo negli occhi e ci stringemmo nelle spalle, mentre si scatenava la bufera di quel violento dissenso che tra i primi avrebbe straziato mons. Lambruschini, come racconta oggi il suo segretario di allora, Mario Ceccobelli. Non so quanti di noi, successivamente, lessero le parole che Papa Montini confidò a Jean Guitton (cfr. Paolo VI segreto): ‘Noi – disse – portiamo il peso dell’umanità presente e futura. Bisogna pur comprendere che, se l’uomo accetta di dissociare nell’amore il piacere dalla procreazione (e certamente oggi lo si può dissociare facilmente), se dunque si può prendere a parte il piacere, come si prende una tazza di caffè; se la donna sistemando un apparecchio o prendendo una ‘medicina’ diventa per l’uomo un oggetto, uno strumento, al di fuori della spontaneità, delle tenerezze e delle delicatezze dell’amore, allora non si comprende perché questo modo di procedere (consentito nel matrimonio) sia proibito fuori dal matrimonio. La Chiesa di Cristo, che noi rappresentiamo su questa terra, se cessasse di subordinare il piacere all’amore e l’amore alla procreazione, favorirebbe lo snaturamento erotico dell’umanità, che avrebbe per legge soltanto il piacere’. A parte ogni altra considerazione, quando uno ragiona così, ogni atteggiamento può avere senso nei suoi confronti, tranne che la polemica. a cura di Angelo M. Fanucci
Un Papa vero. E problematico
Abatjour
AUTORE:
a cura di Angelo M. Fanucci