“Custodire l’umanità. Verso le periferie esistenziali”. Questo è il tema del convegno internazionale che si tiene il 29-30 novembre, promosso, nell’ambito del progetto culturale della Cei, dalla Ceu in collaborazione con l’Università degli studi e l’Università per Stranieri di Perugia. La sede prescelta è quella del teatro Lyrick di Santa Maria degli Angeli.
Senza dubbio si tratta di una sede inconsueta, ma preferita non soltanto per ragioni logistiche, quanto piuttosto per le modalità in cui il tema verrà trattato. Gli organizzatori infatti ritengono che sia la sede adeguata, in quanto neutra e aperta a tutti, per tracciare le linee di un “nuovo umanesimo” cioè di una visione capace di “custodire l’umanità” che è presente in tutti, soprattutto nei più poveri e nei più deboli. Questo compito, del resto, è antecedente a ogni convincimento laico o religioso e riguarda ogni persona.
Il progetto che ne scaturisce, pertanto, rappresenta il filo rosso che può unire tutti coloro che credono nella possibilità di riscattare l’uomo e di rimetterlo non solo al centro della politica, ma anche dell’economia, dell’arte, della ricerca scientifica, insomma di farne il vero protagonista della storia.
In qualche modo, il luogo stesso che è stato individuato sembra confermare questo intento: si tratta infatti di una figura geometrica che scaturisce dalla contaminazione dell’Uomo vitruviano di rinascimentale memoria con l’abside della basilica di San Francesco di Assisi, luogo da tempo deputato al dialogo tra tutte le religioni e alla promozione della pace anche nelle periferie del mondo.
Per quel che concerne il tema, è indubbio che ha la sua matrice di origine nelle parole e nei gesti compiuti di Papa Francesco quasi quotidianamente nelle sue apparizioni pubbliche. Ma ha anche una sua motivazione culturale di grande attualità. Per molto tempo il processo di secolarizzazione – in atto soprattuto nel mondo occidentale, ma non solo – è stato interpretato come un fenomeno inevitabile dell’età contemporanea, anche perché è stato considerato come l’espressione più matura del tentativo di emancipazione che l’uomo da sempre persegue nei confronti di qualsiasi condizionamento naturale o spirituale.
Alla fine del ’900 però, il fallimento delle ideologie materialiste e il ridimensionamento della presunta autosufficienza della ragione hanno portato alla luce un fenomeno del tutto imprevisto: la diffusione di un vasto processo di “de-secolarizzazione”. Si è fatta strada la sopravvivenza, in forme nuove e diverse da quelle tradizionali, del bisogno del Sacro e la rivendicazione della legittimità di forme di vita capaci di intercettarne il significato.
Non per questo però è cambiato il contesto culturale; anzi, se possibile, è diventato ancora di più secolarizzato. Questo è accaduto innanzitutto per gli effetti della globalizzazione, che ha incentivato una espansione smisurata dell’incidenza dell’economia e, prima ancora, della finanza in tutte le sfere della vita, sia pubblica che privata, e in un impiego “selvaggio” dei mezzi di comunicazione di massa. Ma è avvenuto anche perché, soprattutto con le ricerche scientifiche compiute nel campo della genetica e della genomica, si è imposta l’idea che l’uomo, essendo in grado di conoscere il Dna, può prevenire gran parte delle malattie e decidere la durata della propria esistenza.
Pertanto egli ha in mano non solo il proprio destino ma anche quello delle generazioni future.
Ma è proprio per liberare l’uomo da queste vane illusioni, che rischiano di trasformarlo nell’“apprendista stregone” di faustiana memoria, occorre tornare a riflettere sulla sua natura e sulla sua identità. Da questa esigenza scaturisce la necessità di un rinnovato dialogo tra laici e cattolici.
A tal fine la proposta di costruire una visione antropologica capace di restituire all’uomo il posto di preminenza che gli spetta nel creato, nella consapevolezza dei suoi limiti e delle sue miserie, rappresenta non solo un’opportunità ma anche una sfida. Richiede infatti uno sforzo di discernimento a proposito della profonda crisi di senso in cui l’uomo contemporaneo è immerso, ma anche un sussulto di responsabilità, se vogliamo che torni a guardare al futuro con fiducia.
Per questo appunto, il convegno dedicato a “Custodire l’umanità. verso le periferie esistenziali”, si interroga innanzitutto sulla modernità che si è andata determinando in questo primo decennio del XXI secolo. Quindi prende in considerazione la possibilità di un nuovo rapporto tra economia e società, che non si limiti a perseguire l’obiettivo della crescita, ma che tenga conto anche della progressiva scarsità delle risorse naturali e dell’esigenza di una loro ripartizione più equa e più equilibrata. In questo ordine di idee però non si possono chiudere gli occhi di fronte ai conflitti che insanguinano il mondo, sempre più rimossi o taciuti, perché non rispondono agli interessi economici delle grandi potenze del mondo. Di qui la necessità di individuare strategie che facciano giustizia di questa indifferenza e ristabiliscano la pace.
Venute meno inoltre le vecchie ideologie, diventa inderogabile la necessità di nuove visioni del mondo, che però siano imperniate su una antropologia veramente rispettosa della dignità dell’uomo e capace di intercettare la bellezza del creato.
I dati del convegno “Custodire l’umanità”
Il convegno si apre il 29 novembre, alle ore 9.30 con i saluti di mons. Sorrentino, Vittorio Sozzi del Progetto culturale Cei, e mons. Cancian. Dopo la lezione inaugurale del card. Bagnasco, presidente della Cei, una riflessione storico-filosofica su “Quale modernità post-secolare?”. Seguirà la sessione sociologica ed economica “Per un nuovo rapporto tra economia e società”; quindi una riflessione internazionalista “Oltre i conflitti. Alla ricerca di nuove strategie di pace”. Poi la sessione bioeticista e storico-filosofica “I destini delle utopie. Verso una nuova antropologia?” e quella artistica “L’uomo, l’arte e il Sacro”. Seguirà la sessione storico-politica intitolata “Per un bilancio del cattolicesimo politico in Italia” e quella conclusiva, “L’Occidente e il mondo contemporaneo. Analisi e prospettive”. Per i dettagli, vedi l’articolo sul numero scorso de La Voce.
Gli eventi collaterali. Al “Salotto delle interviste” alcuni direttori di testate giornalistiche umbre video-intervistano i relatori negli intervalli. È visitabile la mostra fotografica “Aure” della giornalista e documentarista Monika Bulaj, di origine polacca, italiana di adozione. Un reportage sulla Siria del fotografo toscano Riccardo Lorenzi. Esposizione di libri dell’editrice Città Nuova. Segnaliamo infine la presentazione del volume Alle sorgenti della fede. Pellegrinaggio in Terra Santa a cura della sezione Umbria dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
I partecipanti. In base ai dati disponibili qualche giorno prima dell’evento, i partecipanti superano la soglia dei 700 iscritti, tra cui studenti di scuole superiori umbre e toscane, delle Università degli studi e per gli Stranieri e dell’Accademia di belle arti di Perugia. Le regioni di provenienza sono, oltre all’Umbria, l’Abruzzo, la Basilicata, la Campania, il Friuli – Venezia Giulia, il Lazio, la Lombardia, le Marche, la Puglia, la Toscana e il Veneto.
Per informazioni. Le informazioni dettagliate sull’evento sono reperibili sui siti internet www.custodireumanita.it e www.periferiesistenziali.it.