L’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico regionale è avvenuto con grande solennità, nella sede del vecchio seminario in piazza IV Novembre di Perugia. Ha aperto i lavori l’arcivescovo Giuseppe Chiaretti alla presenza di mons. Velasio De Paolis, Segretario del Supremo tribunale della segnatura apostolica, dei vescovi Vincenzo Paglia di Terni, Riccardo Fontana di Spoleto, Pietro Bottaccioli emerito di Gubbio, tutto la staff del tribunale composto da una trentina di persone, oltre ai sacerdoti e avvocati delle otto diocesi umbre di cui il Tribunale regionale ha competenza. Erano presenti anche un rappresentante del Tribunale di appello di Firenze e del Tribunale piceno che condivide la stessa sede dell’appello. L’introduzione e la conclusione del moderatore mons. Chiaretti ha messo nella debita luce la ‘sofferenza’ e le difficoltà cui è sottoposto oggi l’istituto matrimoniale e come il disorientamento religioso e morale delle persone renda loro difficile compiere scelte consapevoli e responsabili. Ciò comporta che la Chiesa non deve limitarsi a prendere atto e sancire il fallimento di un matrimonio, dichiarandolo non esistente fin dall’inizio, ma operare nella formazione cristiana per evitare che ciò avvenga e si arrivi alle nozze con una scelta matura. Chi immagina lo svolgimento della manifestazione con lo stereotipo diffuso nell’opinione pubblica di un consesso di persone fredde e nette, intente a giudicare secondo criteri giuridici formali, subendo casistiche complicate e tirando fuori cavilli processuali, si sbaglia. Si è parlato molto, e con toni persino sofferti, di casi umani, di sofferenza di coppie, della fatica di trovare la verità e di agire secondo giustizia ed equità. Mons. Pierluigi Rosa, vicario giudiziale, la seconda autorità del Tribunale dopo il moderatore, ha definito il compito dei membri del Tribunale ecclesiastico ‘un ministero tanto delicato, difficile, oscuro e talvolta problematico’. Si tratta, infatti, di andare a scavare sul vissuto delle persone, sulle loro esperienze intime, sui loro sentimenti in modo da poter accertare se vi sono i motivi validi per dichiarare la nullità del matrimonio. Vi è stato chi ha osservato che dovrebbero essere i pastori, cioè i vescovi, e non i giudici a stabilire se un matrimonio abbia i requisiti del sacramento e sia quindi valido oppure il contrario. Tale richiesta, ha ricordato mons. Chiaretti, è stata avanzata anche durante il recente sinodo dei vescovi. E nei corridoi del vecchio seminario di Perugia dove è la sede del tribunale ecclesiastico, qualcuno ha suggerito che tale incarico potrebbe essere assunto dai vescovi emeriti che hanno accumulato nel tempo saggezza ed esperienza. Mons. Velasio De Paolis ha risposto che il Tribunale fa proprio questo, un lavoro pastorale dietro incarico dei vescovi e sotto la loro guida. Un dato, tra i molti presentati nella relazione di mons. Rosa, è emerso con una certa preoccupazione, e si presta a considerazioni di carattere sociale. È quello dei casi di matrimonio dichiarato nulli per ‘incapacità’ di una o di entrambe le parti. 53 trattati nel 2005. Si deve notare che l”incapacità’ qui si riferisce alla sfera psichica che impedisce di contrarre un valido matrimonio – sacramento. In altre parole la coppia va in chiesa e compie il rito del matrimonio in modo formalmente esatto, ma non ha consapevolezza di quello che sta facendo e non ne conosce o non condivide gli impegni che quel rito comporta. Questo fenomeno, secondo Rosa, è in aumento per la mancanza di un contesto culturale di fede e di una carenza di informazione e formazione, cui non si può ovviare con pochi e frettolosi incontri prematrimoniali fatti in parrocchia. Mons. De Paolis, ospite d’onore, e massima autorità giuridica di competenza, ha svolto un’ampia e dotta prolusione sul tema ‘Il giudice ecclesiastico, ministro della giustizia e della verità, alla luce dell’istruzione Dignitas connubii e del magistero pontificio’ ed ha risposto a domande del pubblico presente.Una nota di ampio interesse è stata di conoscere la mole di lavoro svolto dai due patroni stabili, Giuseppe Carpita e Giorgio Federico Bencini, che hanno dato la loro opera di consulenza e assistenza legale, gratuita, slegata dalle possibilità economiche della persona. Essi costituiscono una effettiva possibilità di scelta alternativa per i fedeli che ritengono di non dover ricorrere ad una difesa onerosa. In questa occasione è stato salutato e ringraziato don Rino Valigi, una figura storica di segretario del Tribunale, ritornato al lavoro dopo una lunga malattia.
Un ministero delicato
Inaugurato l'Anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico regionale Umbro
AUTORE:
E.B.