È stato solo un ‘ minishock. Era prevedibile: quando sei ancora bambino, le prime esperienze che fai sono tutte shockanti, perché sono i primi fagioli che, immessi nella pentola, trasformarono l’acqua calda in minestra. Ma quando, alla mia veneranda età, nella minestra arriva il fagiolo numero centomila e uno’ niente shock, solo minishock. Magari prolungato come quello che provo da quando, giorni or sono, ho assistito alla proiezione di Centochiodi di Ermanno Olmi. Poesia. Intensa, piena di pudore. La macchina da presa accarezza la vita, quella della felce anonima e quella del minuto popolo invisibile che vive anonimo nell’ombra degli anfratti del Po. Sullo sfondo di questo paesaggio alternativo all’insensata civiltà dei consumi, Olmi ripropone l’esperienza religiosa come’esperienza agonica. Giacobbe con l’angelo. Geremia, sedotto e abbandonato dal suo Dio. Montanelli: ‘Se questo vostro Dio esiste davvero, quando sarò davanti a lui mi lamenterò con forza del fatto che la fede l’ha data a uno stuolo di imbecilli come siete voi, e non a me, che in fatto di imbecillità sono assolutamente alla pari con voi’. In Centochiodi è il vecchio prete bibliotecario che grida al protagonista: ‘Di quello che hai fatto dovrai rendere conto a Dio!’. E il protagonista replica, acerbo: ‘Sarà Lui a dovermi rendere conto del mondo vuoto e inutile nel quale mi ha condannato a vivere!’. E di che cosa dovrà ‘rendere conto’ Dio’ il protagonista di Centochiodi? Del fatto che, in una notte di lucida follia, dopo essere diventato il primo della classe nell’ambito di una biblioteca veneranda, ha trafitto con cento enormi chiodi altrettanti bellissimi libri dei secoli andati. Di notte. Sotto le occhiaie vuote e amare dei bellissimi busti in legno che occhieggiano dall’alto degli scaffali. È il tema dell’amore per i prodotti degli uomini che non potrà mai surrogare l’amore per gli uomini. Ho ripensato a Luchino Visconti, al suo autobiografico Gruppo di famiglia in un interno; al Professore che vive una sua preziosa esistenza circondato da cose belle, oggetti d’arte ricercati, che servono a difenderlo dalla vita; e quando nella sua esistenza fa irruzione una masnada di sbandati, Silvana Mangano e Helmut Berger in testa, gente scombiccherata ma viva, lui non riesce accettarli e ne muore, dentro. Il Signore ci ha chiesto di amare soprattutto gli uomini. Più dei loro prodotti. Più delle loro belle pensate. Più delle loro performaces. Più della loro santità. Gli uomini, solo e sempre gli uomini in prima fila. P.S. Posso dire grazie a’coloro che, acquistando tramite La Voce il mio Sant’Ubaldo, il suo vero volto, hanno contribuito a far crescere’l’iniziativa della mia Comunità in Ecuador? Nella pagina della diocesi di Gubbio, trovano notizia di come vanno le cose laggiù.
Un minishock prolungato
AUTORE:
Angelo M. Fanucci