Un luogo dove rimediare ai “terremoti” interiori

La Fattoria della Misericordia di Eggi, opera-segno nata in seguito all’esperienza di volontariato del terremoto, festeggia dieci anni di vita

Giovedì 20 ottobre il mensile ritiro del clero si è tenuto ad Eggi di Spoleto, nella chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo. La scelta della frazione spoletina non è stata casuale: al termine della concelebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo, infatti, i sacerdoti si sono recati alla Fattoria della Misericordia per festeggiare i dieci anni di vita di questa opera-segno della Caritas avviata nel 2001. Per l’occasione è stato pubblicato un libro che ripercorre, con foto e testimonianze, i momenti vissuti in questi due lustri. Il volume verrà presentato martedì 25 ottobre alle ore 12 presso la sala delle Stelle del Museo diocesano di Spoleto. L’esperienza delle case della carità è nata dopo il terremoto del 1997. Tutti ricordiamo il gran numero di volontari che vennero in Umbria per stare accanto alla nostra gente. Il luogo comunitario per ciascuno era il campo Caritas di Case Basse a Nocera Umbra. Alcuni ragazzi, cessata l’emergenza, chiesero alla delegazione regionale della Caritas delle diocesi di rimanere per continuare la vita di comunità. Motivo? La necessità di curare il terremoto che si era sprigionato al loro interno. Un terremoto che non fa rumore, di cui nessuno parla, del quale spesso ci si vergogna. Ma che è altrettanto catastrofico e dove a cadere è la persona umana, i suoi progetti, le sue emozioni, le sue aspettative. La Caritas a queste persone ha riposto: “Eccomi”. Si è così avviata un’avventura splendida, che si è concretizzata in queste Case della carità presenti a Foligno (la prima ad essere sorta), Spoleto, Massa Martana, Deruta, S. Fatucchio e Assisi. Ci vivono persone che hanno smarrito il senso della vita, che hanno problemi con le dipendenze, che sono agli arresti domiciliari, che sono da tutti rifiutate, ma che desiderano rimettere insieme i pezzi di un uomo o di una donna “crollati” a seguito delle “violente scosse” del guadagno facile, della ricerca dell’esteriorità, di una mentalità che ruota intorno alla libertà sfrenata, alla logica del “tutto è possibile”. Ad Eggi e nelle altre case nessuno è pagato, nessuno paga, non c’è un tempo stabilito per viverci. Non importa il Credo religioso. Tutti vengono accolti, a tutti vengono lavati i piedi. Ci sono delle regole da rispettare. Si lavora nei campi e nelle stalle, si prega, si condividono le emozioni, non si bevono alcolici, non c’è il telefonino e non si guarda la televisione. È la comunità ad essere la “padrona” di casa e non le singole persone. Quello che è stato realizzato ad Eggi è l’incarnazione migliore della presenza della Caritas sul territorio. Una presenza che nasce da un incontro con un uomo che si chiama Gesù, che lava i piedi a tutti, compreso Giuda. Una presenza che mette al centro la persona umana, non importa se ricca e povera, credente o atea. La Chiesa non chiede la carta d’identità, si fa prossima a questi ragazzi che hanno una voglia immisurabile di far vedere il loro cuore, di scavare nei segreti della loro intimità, di mettersi in gioco, di cadere e di rialzarsi. Chi va alla Fattoria della Misericordia non trova bellezze mozzafiato, ma trova la bellezza del cuore e degli occhi, che va ben al di là di quella fisica. Ogni giorno in quel luogo può nascere qualcosa di bello e di buono, si può ridare concretezza a quei sogni interrotti nei vicoli della superficialità e dell’apparenza di cui sono piene le nostre città.

AUTORE: Francesco Carlini