Un linguaggio comune? Eccolo

IL GRUPPO SCOUT spoletino è tornato dalla Russia, dove ha vissuto un campo ecumenico

‘Un’esperienza bellissima, segno evidente che non esistono frontiere né differenze se a parlare non sono solo le parole’. Con questa frase don Gianfranco Formenton, assistente ecclesiastico degli scout spoletini, ha riassunto l’esperienza del campo ecumenico che ha visto, dal 12 al 21 agosto, sedici scout del gruppo di Spoleto in Russia, e precisamente nella città di Suja, nella regione di Ivanovo a circa quattrocento chilometri da Mosca. Campo ‘ecumenico’ perché non si è trattato di una normale escursione bensì di un’esperienza di confronto con una ventina di giovani ortodossi russi: un evento voluto da un giovane monaco ortodosso, padre Innokentij, già scout nell’associazione russa di Ivanovo e intenzionato ad aprire un gruppo anche a Suja. ‘In Russia – ha raccontato don Gianfranco – come in altre parti del pianeta, il mondo giovanile è allo sbando, senza alcun punto di riferimento se non i bar e le martellanti pubblicità televisive di telefonini, birra e vodka. Non esistono occasioni di incontro e le istituzioni educative sono latitanti. Il metodo scout è visto come un’occasione per aiutare i giovani di Suja a crescere; convinto di questo, il monaco ortodosso si è rivolto alla Nunziatura Apostolica nella Federazione Russa per apprendere l’originale interpretazione del metodo scout data dall’Associazione guide e scout cattolici italiani (Agesci)’. E, poi, tornando sull’esperienza dei dieci giorni: ‘L’esperienza comune al campo, nella semplicità dei giochi e dei fuochi serali, dove melodie italiane e russe si sono confuse fino a tardi, il cucinare insieme e condividere la fatica’sono stati gli elementi del linguaggio comune. Il metodo scout – continua don Gianfranco – ha questo di grande: che è comprensibile da tutti e a tutte le latitudini. Alla fine grazie e spasiba avevano lo stesso significato e i sorrisi e i volti erano illuminati da una luce difficile da dimenticare’. Il gruppo scout italiano, con la semplicità dei pellegrini che non hanno nulla da insegnare e tutto da imparare, è stato accolto da amici che non avevano nulla da chiedere e tutto da offrire; hanno sperimentato’veramente cosa significhi l’umiltà di non essere sempre i primi della classe. Hanno partecipato alla liturgia domenicale ortodossa, ricca di segni, di canto e di bellezza consacrata nelle mille icone che parlano di una fede antica nell’unico Signore della storia. Anche i giovani di Suja hanno partecipato alla messa al campo,’esprimendo tutta la loro commozione e meraviglia nel ritrovare, sotto parole e gesti diversi, lo stesso senso della vita e della fede. Al campo scout ha fatto visita anche’il nunzio apostolico nella Federazione russa, l’arcivescovo Antonello Mennini, legato da vecchia amicizia a mons. Fontana. Anche l’Igumeno di Suja, il Sindaco della città e altri monaci sono saliti al campo. Prima di lasciare la Russia gli scout spoletini hanno invitato i ragazzi ortodossi in Italia.