L’uomo vi tende la mano. Sotto Natale siamo più buoni. Lui non parla, né può sentirvi. Gli allungate un euro, no sono due, con queste monete non ci si capisce più niente. Fa lo stesso, ora torno a casa, al caldo. Avete appena regalato due euro, circa quattromila lire del vecchio conio, alla mafia russa, che gestisce il racket dei sordomuti in Italia.Anche il territorio di Spoleto è stato interessato, la scorsa settimana, da un’operazione antimafia di livello nazionale in tutta Italia (gli inquirenti erano partiti da Piacenza e da Riccione). Nella piccola frazione di Eggi, gli agenti del vicequestore Francesca Peppicelli hanno infatti arrestato un russo, (33 anni, conosciuto come ‘Slava’), con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, rapina, lesioni personali e estorsione continuata ai danni di persone sordomute. Ogni sordomuto doveva, molto puntualmente, pagare un pizzo di 1.400 euro al mese; al primo ritardo, via sms giungevano le prime minacce che riguardavano i propri familiari, poi la mafia passava a quelle di tipo più personale. Non è una novità che la mafia russa spedisce ad Ovest più solo entreneuses per i night club, prostitute d’alto bordo, giovanissime ragazze dei sobborghi che poi, con il miraggio di un posto, sono rivendute a bande di albanesi, macedoni e slavi per farle ‘battere’ sui marciapiedi delle periferie italiane. ‘Gli organizzatori’ (Organizatsja, vory v zakone, sta per ‘mondo dei ladri’, ‘ladri in legge’,’ossia l’aristocrazia del crimine russo) si fingono benefattori di sordomuti e di piccoli orfani; li reclutano in Russia, li portano in Italia promettendo enormi guadagni. I disgraziati vengono dispersi in varie città italiane, dove offrono piccoli gadget e un bigliettino con il quale chiedono, in cambio, una offerta da destinare ad una imprecisata associazione benefica. I sordomuti si incontrano nelle stazioni ferroviarie, lungo le strade, all’interno di esercizi commerciali e uffici. Questi uomini possono rifiutarsi, un volta capito il gioco? I recalcitranti vengono picchiati da ex lottatori, ex pugili al soldo dell’Organizatsja: sono molti i sordomuti trovati sofferenti con gravi fratture alle ossa. Per entrare nella mafia russa, come aveva fatto ‘Slava’, bisogna non aver mai lavorato, meglio se si è ucciso qualcuno a comando. ‘Slava’, oggi in carcere, era un capobrigata picchiatore, uno di quelli pagati ‘per convincere’ i sordomuti a pagare il pizzo tutto e in tempo. Ogni brigata è composta da circa dieci uomini, ogni capo brigata è in contatto con padrini, spesso ex funzionari o militari’radiati dai servizi di sicurezza, dagli apparati dello Stato e dalle forze armate ex sovietiche o russe.’??Slava’ è stato catturato perché, qualche mese fa, a Perugia, era stato arrestato dagli uomini della questura per aver malmenato in un bar una giovane russa che non voleva più lavorare per l’Organizatsja. Con un sms la donna avvertì il marito, che chiamò la polizia. Il giudice provò ad affidare ‘Slava’ alla comunità di recupero di Eggi, nel tentativo di reinserirlo nella società civile. Senza successo, però: l’uomo, ignorando le buone intenzioni sia del giudice, sia di chi si era proposto di aiutarlo, è sempre rimasto in contatto con la mafia russa e, prima dell’arresto, stava organizzando una nuova rete di sordomuti da sfruttare proprio nella città di Spoleto. Come operano in ItaliaNel nostro Paese i mafiosi russi hanno attuato una penetrazione silenziosa, ma costante ed inesorabile facendo anche perno sull’isola di Cipro, sin dagli anni ’90. La mafia russa si occupa di compravendite commerciali, di prostituzione, di riciclaggio di danaro sporco e di traffico clandestino di persone. Numerosi gli arrivi a Falconara, Rimini e Pescara di russi, apparentemente uomini d’affari, che hanno comprato in Italia beni di consumo per circa 1.000 miliardi, rivendendoli poi nella loro patria a prezzi centuplicati. I visti d’ingresso e i permessi di soggiorno in Italia sono diverse centinaia di migliaia. MAFIA RUSSA IN CIFRELa mafia russa conta quasi 6 mila gruppi riconosciuti, con circa 120 mila ‘mafiosi a tempo pieno’, ossia quelli che hanno ‘fatto il giuramento’. Gode inoltre dell’appoggio di 3 milioni di fiancheggiatori, criminali part-time, ex militari. Con le difficoltà economiche dell’ex Unione sovietica degli anni ’80, in piena perestroika e con uno stato centrale in difficoltà, le organizzazioni criminali ampliarono ancor più la loro presenza sul territorio: nasce così una sorta di ‘economia parallela’ basata sul mercato nero controllato dai nuovi criminali. Le grandi mafie russe, che raggruppano cosche minori, sono però ‘solo’ 150: in jointventure gestiscono anche grandi business internazionali.
Un euro al sordomuto e finanzi la mafia russa
Un pizzo di 1.400 euro al mese richiesto ad ogni sfruttato e se non paga gli rompono le ossa
AUTORE:
Nerica Eminovic