18 agosto 2009, sul marciapiedi di via del Mare, davanti al n. 222, a Porto D’Ascoli. Mi vede da lontano, mi corre incontro, mi abbraccia, mi bacia. E chi è costui? E perché m’ha baciato? “M’hanno preso per una reliquia di S. Eusebio protettore dell’anima mia!” borbotto fra i denti. Poi lo riconosco, e i ricordi sono come quando si alza la chiusa di una diga. Ha 55 anni, L.T., ma allora, quando venne da Torino a trovare sua sorella, in comunità, a Fabriano, ne aveva 20. Venti anni e un carico di pendenze con la giustizia; robetta, ma tutta sul piano penale: guida senza patente, eccesso di velocità (recidivo), amicizie con tipi loschi; forse (“forse”) aveva fatto da palo in una rapina. Robetta, ma sapete come succede ai poveri? E qui il ricordo diventa acido. Ai poveri (suo padre faceva il venditore ambulante) succede il contrario di quello che succede ai mafiosi, che hanno sulla coscienza magari dozzine di omicidi, e al massimo rischiano gli arresti domiciliari. I poveri invece… Andai dall’avvocato amico: primo, ricostruire il debito complessivo. Per poterlo fare mi attivai: Roma, Livorno, Torino; sempre di lunedì, giorno libero dalla scuola. A Torino il giudice Mario Sossi, poco prima d’essere sequestrato dalle Br (mamma mia, quanto assomigliava a Peppe Bacinelli, che a Gubbio tutti chiamavano “Sossi”!), mi accolse benissimo e mi chiese, sorridendo, se l’eskimo che indossavo fosse la nuova “talare accorciata” di noi preti conciliari; poi mise a mia diposizione un cancelliere che, con suoi maxi-registri in mano, mi chiarì il tutto. Alla fine con l’avvocato tirammo le somme: tra riffe e raffe L.T. doveva a Sua Maestà lo Stato un 7-8 anni di galera. I singoli reati erano poca cosa, il disastro era la sommatoria. Che schifo! Ma qui comincia la parte gradevole dei ricordi. Gradevolissima. Intorno a L.T. si scatenò la solidarietà, e si attivarono una serie di persone, a cominciare dal sen. Stirati (che mi fece incontrare il sottosegretario alla Giustizia Dell’Andro), al Vescovo di una città che non dico, che mi presentò ad un direttore di carcere che non dico. Non lo dico perché io quel direttore di carcere lo invitai a delinquere, a fin di bene, ovviamente, e lui li delinquette… delinquinse… deliquefece… come si dice? Voglio dire che gli chiesi un colloquio tra lui, me e L.T., nel suo studio all’interno del carcere, e lui acconsentì, ad onta che L.T. risultasse felicemente inserito nella lista dei ricercati. Poi, in un allegro andirivieni fra lui, un altro giudice di cui taccio il nome per le ragioni di cui sopra, ed il nostro avvocato stilammo un programmino, studiammo i tempi e le pause, sollecitammo la sentenza… L.T. si costituì il 26 aprile, giorno dopo la festa della Liberazione, e uscì l’antivigilia di Natale. Adesso che ho ricostruito tutto, vorrei abbracciarlo di nuovo, ma lui è sparito. Niente bis. Un dubbio: non è che avrà ricominciato a… No, non è possibile, ormai anche lui è come la Cinquetti: non ha l’età.
Un abbraccio senza replica
Abatjour
AUTORE:
A cura di Angelo M. Fanucci