Umbria accogliente

Con lo slogan “Umbria accogliente” si apre un programma intenso di iniziative che si svolgeranno a Budapest per aprire o allargare il mercato turistico regionale in Ungheria, con l’offerta di prodotti di qualità, di spettacoli culturali, conferenze e iniziative varie che si svolgeranno dal 21 maggio al 14 giugno. A tutti i cittadini della regione penso che suoni simpatico questo richiamo ad uno stile di accoglienza tipico della nostra tradizione. L’Umbria ha molto da offrire, come tutti sappiamo, e possiamo anche essere fieri di avere ereditato un così grande patrimonio di arte cultura e segni di fede religiosa. Se ci è consentita una riflessione in proposito ci sembra che sia opportuno accostare all’accoglienza e alla tradizione culturale l’aspetto della coerenza. La prima condizione di ciò è quella dei “servizi” necessari per un’ accoglienza effettiva ed efficiente, nelle città e nei centri visitati: servizi di prima necessità, informazioni chiare e adeguate, indicazioni stradali comprensibili. E’ necessaria una maggiore cura dei luoghi e degli edifici pubblici e privati. Si notano spesso strade dissestate, monumenti trascurati, lavori in corso che non finiscono mai, con impalcature che arrugginiscono e si sbrindellano. Senza dire dei panni stesi alle finestre anche di importanti palazzi per asciugarli al sole e cassonetti della spazzatura messi dove capita. Ma coerenza anche nei comportamenti dei cittadini soprattutto di coloro che rappresentano le istituzioni. Migliaia di persone si recano in marcia in una città importante e non vengono accolti né dalla popolazione né dai propri rappresentanti. Una terra di pace che si manifesta come terra di penose discordie. L’accoglienza non è solo per il mercato turistico. E’ una virtù dell’animo e la qualità di una città e di una civiltà. Non possiamo semplicemente “vendere” san Francesco o Giotto o il Perugino. Prima di tutto perché non tutti possono comprare questo tipo di prodotti, semplicemente perché non sono prodotti di mercato, ma frutto di genio e di grazia, doni gratuiti che dobbiamo prima di tutto apprezzare e fruire noi per primi per elevare lo spirito e la qualità del pensare e del sentire. E poi l’accoglienza degli altri, degli stranieri, deve oltrepassare il calcolo del guadagno e costituire un servizio e un’offerta di cultura. Anche il turismo ne beneficerà quando vi si introdurrà il criterio della gratuità e della spontaneità che fuoriesce dall’animo delle persone quasi in maniera immediata e inconsapevole. Lo stile dell’accoglienza inoltre, come ammonisce san Paolo è quello della reciprocità: “accoglietevi gli uni gli altri”. In questa direzione vanno il superamento delle lotte intestine in una regione in cui l’istituzione regionale di sinistra non riesce a dialogare efficacemente con i sindacati, le formazioni politiche sono attraversate da fremiti e tensioni, i verdi non vanno d’accordo con gli ecologisti eolici, i pacifisti non violenti con i radicali. L’accoglienza in ambito civile suppone la disponibilità al confronto sereno e al dialogo costruttivo che tenda a superare la frantumazione delle forze e la dispersione delle idee. Budapest, per tornare al discorso d’inizio, è la città delle due città collegate da un ponte. Così me la raccontava mio padre che era passato di là durante la prima guerra mondiale. Possa essere un segno di accoglienza coerente delle città e delle istituzioni e dei cittadini di una regione che non può convivere e sopravvivere con la divisione.

AUTORE: Elio Bromuri