Per tutta la vita ha evitato l’esposizione mediatica e a chi gli chiedeva notizie di ciò che faceva preferiva dire “Vieni e vedi”. Ora, però, don Ugo De Censi, fondatore dell’Operazione Mato Grosso, non può evitare di essere ricordato oltre che nella preghiera degli amici dell’OMG anche dai media.
La notizia della sua morte, domenica 2 dicembre si è diffusa rapidamente da Lima, dove negli ultimi tempi viveva, fino al più piccolo paese dove c’è anche solo un piccolo gruppo di volontari OMG.
Rompe il riserbo con un ricordo che viene dal cuore e da una vita che deve molto a don Ugo, anche don Simone Valori, parroco di Promano, Città di Castello. Lo sentiamo al telefono martedì pomeriggio. È appena rientrato dal Perù dove era tornato per stare vicino a don Ugo in questi ultimi giorni.
Don Simone e la vocazione grazie a don Ugo
“La mia prima esperienza nell’Omg – racconta don Simone a La Voce – risale al 2004. Ho cominciato dando una mano ai ragazzi in Italia e poi sono partito per il Perù. Ho scoperto la mia vocazione proprio stando accanto a don Ugo e a don Lorenzo Salinetti, suo nipote”.
Il legame di don Simone con don Ugo ha radici familiari: “Padre Ugo ha sposato i miei genitori. Mio padre fa parte dell’Omg e mia madre è della Valtellina come don Ugo, che per me era quindi come un nonno”. Don Simone ha frequentato i primi 3 anni di Seminario in Perù dove aveva proprio don Ugo come padre spirituale.
Poi è tornato in Italia per proseguire gli studi ad Assisi ed è stato ordinato sacerdote nel 2014. La settimana scorsa, sapendo delle condizioni di salute critiche di don Ugo, è tornato in Perù per salutarlo.
“Negli ultimi tempi soffriva fisicamente ma è sempre rimasto lucido. Tra sabato e domenica l’ho visto più sereno, nonostante stesse attraversando un duro travaglio sia fisico che spirituale. Aveva infatti l’umana paura della morte e chiedeva perdono per la sua ‘poca fede’. Un buio interiore che non si capisce, ma che è stato il suo punto di forza fino all’ultimo”.
Don Ugo, salesiano, ha sempre avuto un carisma particolare per i giovani che “contagiava” con le sue missioni al servizio dei poveri e degli ultimi. “Riusciva a capire i giovani perché capiva i loro dubbi di fede in quanto lui stesso li viveva – continua don Simone – . Sapeva leggere il cuore dei ragazzi”. De Censi però non era una persona sempre facile da capire (continua a leggere sull’edizione digitale de La Voce).
Valentina Russo – Maria Rita Valli