La Regione Umbria spende circa l’80% delle sue risorse per la sanità pubblica. Sono tanti soldi, che devono essere ben gestiti per evitare sprechi e appetiti non sempre leciti. I costi non sono soltanto quelli per il personale: ci sono le gare per l’acquisto di medicinali, macchinari, per i servizi di pulizia, lavanderia e ristorazione, per la vigilanza e per la manutenzione degli immobili.
Il Mercato insegna che, acquistando più merce, si possono strappare prezzi migliori. Conviene a chi compera e chi vende. Per questo tre Regioni: Umbria, Marche e Toscana, si sono messe insieme per realizzare un’unica centrale di acquisti. I tre presidenti, Luca Ceriscioli per le Marche, Enrico Rossi per la Toscana e Catiuscia Marini per l’Umbria, hanno inviato una lettera al Commissario alla revisione della spesa, Yoram Gutgeld, con la quale formalizzano la proposta.
All’Umbria spetta il ruolo di capofila di questo progetto che, secondo i tre governatori, è “una prima e concreta iniziativa di cooperazione interregionale finalizzata a una migliore efficienza e efficacia della spesa pubblica e ad aumentare il livello di trasparenza delle procedure. Con notevoli risparmi”. Evitando così lo scandalo della stessa siringa o dello stesso medicinale che hanno costi diversi nelle varie regioni.
Un’iniziativa di collaborazione che, se concretamente attuata nel rispetto delle finalità illustrate dai tre governatori, appare ragionevole e utile al comune cittadino. Non è stato invece così per la politica, con alcuni consiglieri regionali umbri che hanno duramente criticato la presidente Marini.
Già nel gennaio del 2015 la stessa Marini e il governatore del Lazio Nicola Zingaretti avevano firmato a Terni due protocolli di intesa su sanità e promozione turistica. Per quanto riguarda la sanità, nel protocollo si parlava di “reti di servizi da riorganizzare in modo integrato in ambito sovraregionale”. Anche “con la mobilità di équipe di professionisti” che si spostano da una regione all’altra e con la possibilità, nei casi di urgenza, di utilizzare l’ospedale più vicino, dell’Umbria o del Lazio. Non è chiaro in che misura siano stati concretamente attuati e con quali risultati. A Terni infatti ci sono molte proteste per liste di attesa di mesi e mesi per visite e esami.
Nell’ambito dei progetti di collaborazione tra Umbria, Marche e Toscana, venerdì e sabato scorso a Jesi si è svolta una conferenza sulle “strategie assistenziali per la non autosufficienza” per percorsi comuni. Progetti di collaborazione che però non riguardano solo la sanità. La Marini ha annunciato infatti che Umbria, Toscana e Marche riuniranno in un solo ufficio le loro rappresentanze a Bruxelles, con un solo dirigente, e che a giugno, proprio nella capitale belga, ci sarà un incontro dei tre governatori per definire gli aspetti tecnico-burocratici di questa intesa.
La Marini, Rossi e Ceriscioli si erano già incontrati nel novembre scorso in un ristorante di Perugia per quello che i giornali avevano definito “il patto del Sagrantino”. “Immaginiamo che si può fare un lavoro comune – aveva spiegato Catiuscia Marini nel corso di una conferenza stampa – non calando dall’alto l’idea astratta di macroregione, ma integrando politiche e servizi”.
Sulle macroregioni il Pd aveva presentato nel 2014 un disegno di legge costituzionale per ridurre il loro numero da 20 a 12, con l’Umbria parte della Regione appenninica insieme alla Toscana e alla provincia di Viterbo. Il disegno di legge è però rimasto nei cassetti del Parlamento.
Tre Regioni unite per risparmiare
L’Umbria è capofila del progetto con Marche e Toscana: sì a una centrale unica di acquisto per la sanità e a un ufficio comune a Bruxelles. Primi passi per una macroregione? Qualche tempo fa, ci si era già provato con il Lazio
AUTORE:
Enzo Ferrini