Tre cardinali per amici

l’editoriale

Avere tre cardinali amici non è un privilegio né comporta particolari vantaggi, ma, probabilmente, serve a superare quell’impressione di distacco e lontananza sentita da molta gente, anche cattolici ferventi e praticanti, rispetto alla Santa Sede. Mi pare opportuno richiamare l’attenzione verso il centro del cattolicesimo romano in occasione del Concistoro per la nomina dei cardinali e la pubblicazione del volume di Benedetto XVI Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi (vedi pag. 8). In un recente dibattito tra intellettuali cattolici si è posta la domanda su che cosa c’entrino il Vaticano, le nunziature apostoliche e tutto l’apparato ecclesiastico con il Vangelo. La domanda non è impertinente e si deve riproporre per le scelte e i comportamento di singoli e comunità. Il Vangelo non si può mettere nel cassetto e dimenticarlo. Chi pone queste domande è in genere persona sincera, desiderosa di una Chiesa fedele, appunto, al Vangelo. Gli apparati esteriori e le strutture ecclesiastiche sembrano offuscare la limpida essenzialità di parole e gesti di Gesù. Vi sono movimenti cristiani non cattolici che fondano e giustificano la loro esistenza su queste obiezioni. Non sarà possibile dare qui esaurienti spiegazioni del come e perché si possa essere serenamente autentici cristiani cattolici pur accettando berrette cardinalizie, il Vaticano e tutto il resto (vedi pag.12). Esprimiamo piuttosto l’esigenza che la Chiesa cattolica sia meglio conosciuta e raccontata, per dissolvere ignoranza e pregiudizio. È tutto in piedi il problema della comunicazione della Chiesa e nella Chiesa. La nostra storia l’abbiamo lasciata raccontare molto spesso da chi ha descritto le cose dal di fuori e con una precomprensione ideologica, in modo sospettoso, e non dal di dentro. Non si sono ricercate e comprese le motivazioni di certe scelte o certe omissioni, non si è rilevata la motivazione o lo stato di necessità per cui uomini di Chiesa hanno dovuto affrontare questioni per cui non erano preparati. Non viene mai supposta la buona fede e non si dà il dovuto rilievo alla carità e santità. Benedetto XVI, con il suo libro, ha mostrato la sua disarmante umanità. Quella umanità presente nella storia con i suoi aspetti di grazia e di peccato. I porporati di cui intendevo dire all’inizio sono il card. Ennio Antonelli, e i neo eletti Fortunato Baldelli, umbro, ed Elio Sgreccia, marchigiano. Di essi voglio dire soltanto che sono stati e sono servitori umili e discreti della Chiesa, presi e portati ai vertici della gerarchia ecclesiastica partendo da umili famiglie di lavoratori, con cui hanno conservato legami affettivi e stili di vita sobria. Autentici cristiani che hanno servito le comunità con spirito di sacrificio, senza vanità e servilismo, convinti di avere una missione di servizio al Vangelo. La loro conoscenza personale, unita alla testimonianza di altri che servono la Chiesa nei vertici più alti, convincono, se ce ne fosse ancora bisogno, che la Santa Sede è strumento atto a sostenere la Chiesa nella sua unità e autenticità, e offrire al mondo un messaggio di speranza e di pace. Ciò non significa che ogni giorno non si debba riproporre la domanda: “Quanto c’è di Vangelo in ciò che facciamo?”. Per correggere ciò che rischia di deviare, e richiamare / richiamarsi a vicenda sulla giusta via.

AUTORE: Elio Bromuri