Tra fusti ci si capisce

È successo al mio paese, Scheggia. 1’settembre 2006, sono in arrivo due tipi di fusti, un fusto single di taglio spirituale e una ventina di fusti di taglio fisico: ventenni quest’ultimi, morto 900 anni or sono e rigorosamente single il primo. Lui è Giovanni da Lodi, un fusto maestoso nella vita dello spirito; un fusto che fiorì da queste parti, all’inizio del II millennio, quando civiltà e Chiesa avevano collassato, e i monaci di San Romualdo da Camaldoli a Fonte Avellana, attraverso Arezzo, Città di Castello, Monte Corona, Camporeggiano, Gubbio eressero contro lo sfascio un formidabile argine. Giovanni fu uno di loro: colto e piissimo, macerato dalla prassi della penitenza più rigorosa e affinato da un intensissimo rapporto con il suo Signore, il monaco sceso dall’Oltre/Po dopo oltre trentanni di priorato a Fonte Avellana divenne vescovo di Gubbio, nel 1105, vi morì nel 1106. Pochi mesi, sufficienti però a che l’ex figlioccio di san Pier Damiani conoscesse un ventenne di alto profilo, un certo Ubaldo Baldassini, e lo avviasse alla vita religiosa. Se Dio vuole, gli eugubini si sono ricordati di questo grande servizio che il Lodigiano ha reso alla loro Chiesa: le sue spoglie sono state traslate dall’altare che da allora le custodisce nella cattedrale di Gubbio a Cantiano, a Scheggia, nei paesi che, alle falde del monte Catria, più hanno risentito della sua presenza benefica, per tornare a Gubbio nella prima settimana di settembre. Questo è lui. Loro invece sono giovani fusti convocati in vista del campionato di calcio, III categoria. Aitanti, cresciuti a latte e nutella, sprizzano salute e voglia di vivere e di giocare. L’orario dell’arrivo del Santo nella piazza del paese e quello della prima riunione pre-campionato della società sportiva Scheggia, nella sede dalla Sportiva, coincidono. No, questo non va bene. E così, appena cominciata la riunione, una signora minuta ma vivace, che i venti anni li ha compiuti – diciamo- da tempo, ma non lo dimostra, bussa e si affaccia sulla porta della sala: ‘Scusate, sarebbe possibile, rimandare la riunione? Sapete”, eccetera. L’accolgono benevolmente. Come no?! Stia tranquilla, signora. Lei saluta e si affretta verso la piazza, perché l’urna del Santo sta arrivando. Ma poco dopo la gradita sorpresa: rapidi e silenziosi, alle sue spalle arrivano tutti i ragazzi della squadra, con in testa il loro allenatore, con indosso le loro tute nuove di zecca, e si dispongono intorno all’urna. Come i corazzieri quando arriva il Presidente della Repubblica. Se non fosse buio, si potrebbe cogliere un sorriso sul volto di san Giovanni da Lodi. Tra fusti ci si intende, d’istinto. Sto pensando a quei ragazzi che scortano il nostro Santo. E mi commuovo. Sono nato anche io sotto il Catria, e a Scheggia ho trascorso i primissimi anni della mia vita. E poi quella signora minuta che i venti anni li ha compiuti – diciamo – da tempo è’ mia sorella.

AUTORE: Angelo M. Fanucci