Con 1a conferenza di don Pierino Gelmini si è conclusa l’annuale edizione della “Festa popolare – Stracastello”. Al Teatro Comunale degli “Illuminati” lo scorso 23 settembre il fondatore della “comunità Incontro”, 160 sedi in Italia e 240 nel mondo (prevista prossimamente l’apertura di una comunità a Gerusalemme), ha parlato sollecitato dalle domande di Carlo Fuscagni, di “Un messaggio di vita e di speranza”. Quale è questo messaggio? Don Gelmini ha risposto in modo articolato partendo dalla sua esperienza di prete che, quarant’anni fa, in modo del tutto occasionale, mentre lavorava in Vaticano, si trovò di fronte un ragazzo malconcio, riverso sulle scalinate della chiesa romana di Sant’Agnese, che gli chiedeva aiuto “Quel ragazzo – ha ricordato don Pierino – è come se mi avesse voluto dire: ho un malessere che non so definire”. Che cosa avrei potuto fare? Forse poteva bastare una predica o una pacca sulle spalle? “Gli chiesi: vuoi venire a casa mia?”. Io – ha ricordato don Gelmini – “proponevo cose, lui voleva una casa”. Il messaggio di vita, di speranza e di amore è l’accoglienza di tutti. Nella “Comunità Incontro” don Pierino ha un rapporto molto semplice con i giovani: “Io prendo tutti”. Questo prete ottantenne, sicuramente colmo di energie, testimonia che l’amore non è una cosa teorica, solo buonismo, ma è una scelta di vita che ti porta a camminare verso gli altri non solo per conoscerli, ma… per amarli. Di conseguenza con la parola “droga” non si può indicare solo la sostanza stupefacente, ma anche la violenza, il pregiudizio, tutte le forme esasperate di rifiuto. Parlando della “Comunità Incontro” il fondatore rifiuta la classificazione di “comunità terapeutica” perché essa vuole essere qualcosa di più: “scuola di vita e proposta di vita”. Sollecitato da una domanda sulla scuola, sulla validità dell’educazione scolastica, il relatore ha risposto chiedendosi innanzitutto chi siano gli insegnanti. Senza generalizzare, spesso si incontrano insegnanti che svolgono il loro lavoro per mestiere e per dovere, mentre dovrebbero farlo per amore. Molte volte c’è gente che insegna, ma non educa. Quello di educatore è un concetto molto ampio che parte dalla famiglia (luogo insostituibile) e coinvolge la scuola, la Chiesa, la societa, la politica… Chiamato da un’altra domanda ad esprimersi sulla distinzione tra droghe pesanti e leggere don Gelmini ha subito chiarito il suo pensiero. Primo, la tossicodipendenza non è una malattia. Molti lo pensano avendo una visione distorta delle cose. La tossiccodipendenza è un momento di disagio, non irreversibile. Secondo, non ci sono droghe leggere e droghe pesanti; è come per l’alcol: la grappa potrà dare effetti negativi all’organismo in tempi più brevi del vino, ma entrambi sono dannosi per l’organismo. Tornando alla droga don Pierino ha ricordato il titolo di un articolo de L’Espresso: “Spinello, sfascia-cervello” a voler ricordare che le cosiddette droghe leggere sono altrettanto pericolose e devastanti. Poi – ha ribadito il relatore – tutti i paesi che si sono avviati sulla via della liberalizzazione hanno fatto dietro front. Recentemente don Gelmini ha inviato una lettera al primo ministro Aznar contestando la volontà spagnola di sperimentare l’assunzione della droga sotto controllo medico. “La droga – ha ribadito don Gelmini non può essere considerata come un diritto di cui ogni persona può godere liberamente”. Dalla droga si può invece uscire, e si puo uscire bene. Anche in questo consiste il messaggio di vita, di speranza e d’amore che deve essere portato al mondo.
“Tossicodipendenza: un momento di disagio non irreversibile”
Stracastello/Incontro con don Pierino Gelmini al Teatro comunale
AUTORE:
Francesco Mariucci