Don Amerigo Federici, parroco emerito di Brufa e decano del Clero diocesano, è tornato alla Casa del Padre, nella serata del 6 dicembre, a Brufa, assistito dai suoi cari, dove è stato alla guida della comunità parrocchiale dal 1966 al 2009. Il prossimo 23 marzo avrebbe compiuto 96 anni.
L’arcivescovo monsignor Ivan Maffeis ha affidato a Dio Padre l’anima di questo umile, fedele servitore nella Vigna del Signore, esprimendo il profondo cordoglio dell’intero Presbiterio diocesano alla famiglia Federici e a quanti l’hanno conosciuto e apprezzato per le sue non comuni doti di uomo e di sacerdote. Lo stesso arcivescovo presiederà le esequie di don Amerigo, sabato 9 dicembre, alle ore 10.30, nella chiesa parrocchiale di Brufa insieme ai sacerdoti della Terza Zona pastorale dell’Archidiocesi (Bassa Valle del Tevere).
La biografia di don Amerigo Federici
Don Amerigo Federici era nato a Deruta il 23 marzo 1928 e, dopo il compimento degli studi liceali a Perugia e teologici ad Assisi, fu ordinato presbitero diocesano il 29 giugno 1953, nella cattedrale di San Lorenzo, dall’arcivescovo Mario Vianello, compiendo, quest’anno, ben settant’anni di sacerdozio.
Suo primo incarico pastorale fu quello di vice parroco a Torgiano e parroco a Torale (1953), poi parroco a Lidarno (1961) e infine a Brufa (1966) dove esercitò il suo ministero per oltre quaranta anni, divenendo parroco emerito il 5 ottobre 2009. Nel contempo, a livello diocesano, fu contabile dell’Ufficio amministrativo dal 1962 al 1985.
“È stato un amico premuroso e fino a quando la salute glielo ha permesso, ha aiutato pastoralmente la nostra comunità parrocchiale, dove mosse i primi passi di giovane sacerdote 70 anni fa”.
È il commento del confratello monsignor Giuseppe Piccioni, parroco di Torgiano e vicario episcopale per il Clero, nel ricordare la figura di don Federici.
“Aveva una devozione particolare per l’Immacolata Concezione -continua l’amico sacerdote- che la Chiesa celebra l’8 dicembre, vivendo con molto raccoglimento l’intero tempo d’Avvento, che don Amerigo sapeva ben trasmettere alla sua comunità e a quanti si avvicinavano a lui in questo periodo. La sua peculiarità? Quella di vivere con particolare intensità l’insegnamento dell’Immacolata, in primis l’Eccomi di Maria dinanzi all’Angelo, quell’“eccomi” che don Amerigo ha fatto suo per tutta la vita.
È stato un sacerdote molto vicino agli anziani -ricorda ancora monsignor Piccioni- ma non ha trascurato i giovani creando anche non pochi legami intergenerazionali.
Molto disponibile alle confessioni, era un uomo e un prete in costante dialogo con la gente, attento alle famiglie e nella sua Brufa era molto seguito a partire dalle attività di catechismo rivolte a fanciulli e adulti”.