Alla conferenza stampa di presentazione era già un evento mediatico. Con 40 televisioni accreditate, 220 giornalisti, 28 Paesi stranieri rappresentati, la mostra “Lux in arcana” (luce nei recessi), aperta al pubblico a Roma nel pomeriggio di mercoledì 29 febbraio nelle sale dei Musei capitolini al Campidoglio, ha attirato i mass media di mezzo mondo, da quelli della vecchia Europa, del Medio Oriente (accreditata anche Al Jazeera), fino alle Americhe e al Giappone. La mostra, in effetti, è unica nel suo genere, perché mai, fino ad ora, erano stati resi visibili al grande pubblico – né erano mai usciti dal Vaticano – documenti dell’archivio privato dei Papi. Di questo, del resto, si tratta: il termine “segreto” infatti è la traduzione del latino secretum, cioè “privato”. L’archivio è stato fondato ufficialmente nel 1612, e in occasione del IV centenario è stato ideato l’evento al Campidoglio. Anche la sede della mostra non è casuale: il Campidoglio, oltre ad avere gli spazi espositivi adatti e grandi abbastanza per accogliere una esposizione di queste misure, ha un certo legame con il papato. Fu infatti Sisto IV che, donando al popolo di Roma la lupa bronzea e altri tesori archeologici, creò l’occasione, nel 1471, per la fondazione del nucleo originario dei Musei capitolini. La genesi dell’organizzazione della mostra è stata faticosa, oltre che lunga. “Gli schemi espositivi – ha spiegato nel corso della conferenza stampa di presentazione il vescovo mons. Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio – sono stati fatti e rifatti”. L’impegno è stato di portare al Campidoglio documenti che coprissero un arco di tempo il più ampio possibile, per cui si possono vedere in mostra manoscritti e lettere dattilografate, pergamene, codici e registri che vanno dall’VIII secolo fino al XX. La Segreteria di Stato ha concesso di esporre anche alcuni documenti del cosiddetto “periodo chiuso”, cioè del periodo che va dal febbraio 1939 ad oggi. Durante la conferenza stampa, mons. Pagano ha anticipato che sarà aperta “tra uno o due anni” la parte dell’Archivio segreto vaticano riservata al pontificato di Pio XII. All’Archivio, infatti, studiosi e ricercatori possono accedere a tutti i documenti fino a un determinato limite di tempo, che oggi è costituito dal pontificato di Pio XI. Fu Leone XIII, il Gioacchino Pecci già arcivescovo di Perugia, a volere l’apertura dell’Archivio a studiosi di ogni nazionalità e religione nel 1881, come fece anche per la Biblioteca apostolica vaticana qualche anno più tardi.Tra i documenti più interessanti in mostra figurano il Dictatus Papae di Gregorio VII (1075), le ventisette asserzioni con cui si affermava la supremazia del Papa; la Regola bollata di san Francesco contenuta in un registro papale; il decreto di scomunica di Lutero; il sommario del processo a Giordano Bruno; il processo ai Templari di Francia in una pergamena lunga 60 metri; nonché gli atti del processo a Galileo Galilei. Ma si possono ammirare anche la lettera scritta su corteccia di betulla dagli indiani d’America a Leone XIII e quella scritta su seta da Elena di Cina a Innocenzo X, oltre che numerosi altri preziosi documenti che hanno fatto la storia e che soprattutto fanno di questa mostra una delle operazioni culturali più interessanti di questi ultimi anni. Il sito internet www.luxinarcana.org offre le schede di illustrazione di diversi documenti e un affascinante video trailer di presentazione della mostra, che resterà aperta al pubblico fino a domenica 9 settembre. Il catalogo, in italiano e inglese, con 224 pagine a colori, viene volutamente commercializzato a un prezzo accessibilissimo (14 euro), ed è edito dalla Palumbi Editori.
Tesori dell’archivio privato del Papa
Aperta a Roma in Campidoglio la mostra “Lux in arcana”: esposti per la prima volta documenti del Vaticano
AUTORE:
Francesca Acito