Tempo di primavera, tempo di elezioni e, come quasi naturale, un rifiorire di proposte e di progetti, non tutti finalizzati alla ricerca del bene comune ma, talora, all’acquisizione di particolarismi e trasversalismi oggi tanto di moda. Rispunta anche – e l’accostamento è del tutto casuale – l’ipotesi (niente affatto peregrina) di rilanciare la terza provincia che qualche anno fa, pur riconosciuta legittima sul piano democratico, annegò miseramente sull’irrisolvibile dualismo tra Foligno e Spoleto. Allora – erano i tempi del multipolarismo politico – non si riuscì a trovare un punto di equilibrio tra gli spoletini, che reclamavano una pari dignità nella distribuzione delle nuove responsabilità amministrative, ed i folignati che intendevano far valere il maggior peso economico e strategico del loro comprensorio. Oggi, a diversi anni di distanza da quel primo tentativo, la situazione generale entro la quale viene a collocarsi il “ritorno di fiamma” è sostanzialmente mutata ed i sostenitori della nuova iniziativa sono chiamati a tenere conto, nella elaborazione di un progetto esecutivo, di un programma quanto mai preciso e dettagliato, quasi al limite della minuziosità. A cominciare dal quesito referendario, da redigere in forma estesa, chiara, comprensibile a tutti e tale da facilitare l’avallo democratico del corpo elettorale. Prima ancora, però, sarà necessario delineare esattamente il bacino di competenza del nuovo comprensorio territoriale evitando di includervi municipalità periferiche che non abbiano dimostrato concreto interesse all’adesione. Inutile rimarcare che, sempre prima della consultazione referendaria, sarà necessario aver risolto problemi e frizioni che hanno rappresentato un insormontabile ostacolo alla prima iniziativa. E, da ultimo – e non certo per importanza – una considerazione che ieri quasi non si proponeva ma che oggi è sulla bocca di tutti. La tendenza della odierna società è quella di una marcia sempre più sostenuta verso l’accorpamento. Le diverse economie e gli agglomerati socio-politici tendono a consorziarsi, ogni frontiera ad essere abbattuta, i servizi a diventare sempre più accessibili ed onnicomprensivi. Il tutto nel quadro di una globalizzazione non più annunciata ma ormai concretamente presente dentro il nostro quotidiano. Per quello che c’interessa più da vicino stiamo assistendo all’avvento del federalismo, ad accordi sempre più stretti tra le regioni dell’Italia centrale, agli accorpamenti bancari, ai consorzi intercomunali, alle megastrutture commerciali, alla interdipendenza legislativa su scala continentale e così via. Possiamo domandarci se tutto ciò rappresenti un bene od un male ma non possiamo ignorarlo. Si tratta, certamente, di un processo globale che induce serie preoccupazioni e distinguo di carattere morale ma che non appare certo risolvibile su piccola scala. La proposta relativa all’istituzione della terza provincia va esattamente nella direzione opposta.
Terza provincia: “approfondimento” democratico tutto da costruire
Una proposta già da tempo avanzata torna d'attualità.
AUTORE:
gi.sco