Il terremoto in Abruzzo ha suscitato una grande ondata di solidarietà. Le scosse della terra hanno ‘scosso’ anche i cuori. Segnale positivo per una società che, nonostante i suoi mille motivi di frammentazione, di divisione e di conflitto, almeno nelle grandi prove si ritrova fortemente unita. Tra le altre cose non è mancata, e non deve mancare, la preghiera. Toccante la messa celebrata per le vittime, con il messaggio del Papa. Proprio in occasione di tale celebrazione, tra le molte voci consonanti, mi è capitato di ascoltare una voce critica, persino sarcastica. Mi riferisco a un’intervista in cui l’intervistato ragionava, grosso modo, così: preghiere, preghiere, ma a che servono? Non è forse Dio a mandarci il terremoto? Una considerazione di questo genere ci tocca, come credenti, sul vivo. Merita una risposta. Certamente, tutto è nelle mani di Dio, e anche un terremoto, che dipende solo da cause naturali, non accadrebbe se Dio non lo permettesse. Ma la Bibbia ci dà la visione di un Dio che, mentre governa il mondo, rispetta le leggi che Egli vi ha impresso, come rispetta la libertà dell’uomo, chiamandolo a porsi responsabilmente rispetto alla creazione. In certo senso ci fa suoi ‘collaboratori’. Le leggi fisiche, chimiche, biologiche, geologiche ecc. vanno conosciute, valorizzate e governate. La scienza è qui. Ed anche la politica! L’uomo cresce, diventa ‘adulto’, attraverso la fatica del suo misurarsi con la realtà. Dio è presente con la sua Provvidenza, ma non si sostituisce a noi. Bonhoeffer avrebbe detto che non è un ‘tappabuchi’. Cammina piuttosto a fianco a noi. Può ovviamente intervenire anche in modo straordinario, come ci attestano nel Vangelo le guarigioni operate da Gesù quali segni del regno di Dio. Di tanto in tanto, possiamo fare esperienza di questi interventi straordinari, e nulla ci impedisce di chiederli. Ma il modo ordinario della presenza di Dio è l’aiuto offerto alla nostra responsabile e attiva collaborazione. È questo aiuto che soprattutto chiediamo con la nostra preghiera. Il culmine del messaggio evangelico è la notizia che Dio non solo ci è vicino, ma nel Figlio Gesù addirittura si è caricato della nostra croce. Dov’era Dio a L’Aquila, quando tante case sono crollate, tante vite sono perite sotto le macerie? La risposta della croce è chiara: era lì, sotto le macerie, a condividere la sofferenza di tanti nostri fratelli, chiedendo di essere riconosciuto e amato proprio in quei fratelli, nei quali continua a portare la croce. Ricordiamo il grande discorso in cui Gesù ci insegna questa verità: ‘Ero affamato, e mi avete dato da mangiare, assetato e mi avete dato da bere”. Possiamo attualizzare: ‘Ero terremotato, e siete venuti in mio soccorso..’. Dio è amore, e la sapienza dell’amore passa anche attraverso la croce dei nostri terremoti. Tutto rinasce e si riapre alla speranza, se il volto del Dio – Amore’llumina i nostri rapporti e produce una civiltà dell’amore.
Terremoto, preghiera e carità
Parola di vescovo
AUTORE:
Domenico Sorrentino