Tanta arte salvata, o scoperta

Dieci anni dopo. Oltre l'80% dei beni culturali danneggiati dal sisma del '97 sono stati recuperati. In più, sono riemersi resti architettonici e affreschi fino ad allora sconosciuti

A dieci anni dal terremoto, è tempo di bilanci anche per i beni culturali. Ad Assisi, al Sacro Convento, il 21 settembre si è svolto un convegno sul ‘Recupero e restauro del patrimonio culturale danneggiato dal sisma del 1997’. Un incontro che ha aperto il programma di iniziative promosse dalle Regioni Umbria e Marche in occasione del decennale. Tra gli intervenuti, padre Vincenzo Coli, custode del Sacro convento, i presidenti delle due regioni Maria Rita Lorenzetti e Gian Mario Spacca, mons. Giuseppe Chiaretti, presidente della Ceu e il suo corrispettivo nelle Marche mons. Luigi Conti. E poi Maria Luisa Polichetti, vice commissario per i Beni culturali, oltre a rappresentanti del Governo nazionale, quali l’on. Letta, degli enti locali, tecnici ed esperti del settore, nonché i vigili del fuoco, che tanta parte attiva hanno avuto nel recupero dei beni culturali e storici del territorio (per la loro attività hanno ricevuto la medaglia d’oro), non solo nel momento dell’emergenza. Tutti d’accordo che si è trattata di una ricostruzione rapida e di qualità – è stato ricordato -, con metodologie e procedure che potranno essere assunte da modello anche per eventuali esigenze future, e che hanno tenuto conto dell’importanza che nel nostro territorio hanno i beni culturali, elemento importante sia per l’identità del territorio che del tessuto sociale. Per questo si è lavorato affinché i numerosi beni culturali, come le tante chiese sparse nei piccoli centri, fossero recuperate il prima possibile. Ma a che punto siamo della ricostruzione? Ne abbiamo parlato con Luciano Marchetti, commissario delegato per i beni culturali di Umbria e Marche. ‘Oltre l’80% dei beni culturali danneggiati in Umbria dal sisma del 1997 sono stati recuperati, anche se – riconosce – ci sono ancora degli interventi da operare, che interessano soprattutto quel patrimonio culturale che aveva subito danni minori, che non era inagibile e che comunque poteva essere utilizzato. E poi ci sono tutte quelle opere d’arte mobili custodite ancora nei depositi di Scanzano a Foligno: circa 2.000 provenienti dalle diocesi di Assisi – Nocera – Gualdo, Foligno, Spoleto – Norcia; solo 183 sono tornate nei luoghi di origine. Per esse i finanziamenti erano più limitati, e abbiamo dovuto soprassedere’. Ma la vera novità di questa ricostruzione è senz’altro rappresentata dal fatto ‘che per la prima volta – prosegue – in Italia è stato nominato un Commissario speciale per i beni culturali, autonomo, che ha potuto operare in modo indipendente nei rapporti con gli uffici delle Regioni, del Ministero, dei vigili del fuoco, rimanendo svincolato dal resto della ricostruzione. Questo ha permesso di operare parallelamente ma con tempi diversi e con finanziamenti propri. Una divisione dei compiti che ci ha consentito di operare più velocemente e di restituire almeno una chiesa per ogni città in occasione del Natale che si stava avvicinando’. Dunque, grande soddisfazione per il lavoro fatto finora, che ha consentito ai tecnici ed agli esperti del settore di raccogliere anche numerose informazioni oltre che di scoprire resti architettonici e cicli di affreschi – ricorda Marchetti – fino a quel momento sconosciuti. ‘Pensiamo a tutti quei centri minori che corrono a mezza costa nel percorso viario che da Spoleto porta a Foligno: lì sono state trovate tracce di affreschi importanti, che legano parte di quella storia artistica alla Scuola romana, e che abbiamo potuto recuperare’. Quanto alle risorse impegnate, nel corso di una conferenza stampa delle tre Soprintendenze umbre, svoltasi lunedì 24 settembre, è stato detto che per i beni culturali sono state stanziati circa 280 miloni di euro (comprensivi della ricostruzione dei centri storici), mentre altri 200 milioni sono stati stanziati dallo Stato sotto varie voci, tra leggi ordinarie, speciali, Lotto e Giubileo. Al momento per completare l’opera mancherebbero un 15% di finanziamenti.

AUTORE: Manuela Acito