È partita dall’Umbria, con la campagna nazionale “No tagli, no bavagli”, la mobilitazione dei giornalisti italiani per la tutela della libertà dell’informazione, senza la quale anche la democrazia è in pericolo. Una mobilitazione promossa dalla Fnsi, il sindacato nazionale dei giornalisti, preoccupato per gli annunciati tagli dei contributi statali per giornali, radio e televisioni.
Tagli, che in un settore in crisi come quello della editoria, provocheranno il ridimensionamento e la chiusura di quotidiani, periodici e di tante emittenti radiotelevisive locali. Con la perdita di migliaia di posti di lavoro, e con il rischio dei “bavagli” per creare informazione meno indipendente economicamente, e quindi meno pluralistica e meno libera. Anche per il proliferare di “querele temerarie”, con richieste di risarcimenti perfino di milioni di euro a giornalisti “scomodi”.
Querele che poi, nel 90 per cento dei casi, vengono ritenute infondate dall’autorità giudiziaria. È però una forma di intimidazione che si aggiunge alle minacce e violenze anche fisiche, per le quali oggi ci sono più di 200 giornalisti italiani che hanno bisogno di una protezione della polizia, 21 dei quali “sotto scorta” 24 ore su 24.
A Perugia venerdì scorso si è svolta una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti. Il presidente dell’Associazione stampa umbra, Marco Baruffi, ha sottolineato l’importanza di questa mobilitazione, cominciata proprio in Umbria in momenti in cui si registra il diffondersi di un “clima di ostilità nei confronti dei giornalisti, che mette a repentaglio la loro funzione di controllo del potere”.
Questa campagna per salvaguardare il valore cruciale della informazione per la democrazia – ha detto Lorusso – è la risposta alle misure messe in campo e annunciate dal Governo, che colpiranno soprattutto le testate più piccole. La riduzione del 10 per cento dei fondi per l’editoria, e il loro azzeramento previsto per il prossimo anno, porteranno alla chiusura di tanti giornali sul territorio.
“E quando si riduce il pluralismo dell’informazione – ha denunciato – si comincia a ridurre anche la democrazia”. Bisogna “fermare questa deriva – ha aggiunto il presidente Giulietti – per la quale l’Italia è sotto osservazione del Consiglio europeo insieme ad altri Paesi con regimi autoritari”. È a rischio la sopravvivenza di voci diverse – e ha citato testate come Avvenire , Il Manifesto e Radio radicale – perché “evidentemente in Italia le differenze non sono più gradite”.
Il sottosegretario Crimi ha annunciato la convocazione degli stati generali dell’editoria. Ma prima – ha proseguito Giulietti – “Governo e Parlamento fermino questi tagli, e ci presentino una proposta di riforma dei provvedimenti per l’editoria sulla quale discutere”.
Enzo Ferrini