La Chiesa tifernate ha avuto la gioia di vivere un altro segno della grazia, domenica scorsa. In cattedrale il Vescovo ha ordinato diacono don Paolo Bruschi. Festa grande, anche perché quel giorno i genitori di Paolo festeggiavano il 50’anniversario di matrimonio. Assieme a loro c’erano anche gli altri due fratelli e le tre sorelle di Paolo. Ha fatto festa anche la comunità parrocchiale di Lerchi, tanto prolifica di vocazioni negli ultimi anni.Durante l’omelia mons. Ronchi ha rivolto parole significative ai presenti ed a Paolo in particolare. Nel cieco Bartimeo, mendicante, emarginato dalla società, guarito e salvato dal Signore, ‘dobbiamo vedere i milioni di persone che sono costrette a restare ai margini della vita, senza che nessuno si commuova e presti ascolto alle loro domande’; ma il cieco di Gerico è capace di vedere in Gesù il fondamento della speranza, è capace di gridare al Signore tutta la disperazione e viene guarito. Bartimeo, esempio di chi supplica con incrollabile fede, diventa l’esempio del discepolo, di chi ascolta Gesù e si mette a seguirlo. Anche il diacono – ha ricordato a Paolo mons. Ronchi – è un discepolo particolare, nel senso che è consacrato per il servizio. ‘L’ordine sacro non è l’accesso ad un ruolo di prestigio, tanto meno è il diritto ad un onore riverenziale e neppure è una sistemazione per uno stipendio sicuro: essenzialmente e semplicemente è un servizio’. Oggi – ha proseguito il Vescovo – ‘non ti prometto il raggiungimento di una carriera, ma semplicemente di iniziare un servizio che ti viene affidato dalla Chiesa, sull’esempio di Gesù, che è venuto nel mondo non per essere servito, ma per servire e donare la sua vita per tutti’. La liturgia spiega meglio di qualsiasi parola come si deve svolgere il ministero del diacono: prima di tutto come servizio della Parola. Essa non è un’opinione personale di chi parla, ma parola di Dio arricchita del pensiero della Chiesa. Prima di parlare ‘ogni ministro deve chiedersi cosa direbbe Gesù in quel momento a quelle persone e deve pregare lo Spirito santo che gli suggerisca quello che deve dire’. L’altro servizio è quello della liturgia, tenendo presente che al centro della celebrazione c’è il Signore. L’ultimo servizio è quello della carità. ‘Questo nella Chiesa si apre ad ogni uomo per amore del Signore, si apre specialmente ai più poveri, ai più soli, in particolare verso coloro che non sanno contraccambiare e riescono soltanto a gettarti addosso la propria angoscia. È facile amare quelli che ci amano, ma il Signore ci chiede di amare e di fare del bene anche a quelli che ci fanno del male, quelli che sono emarginati, malati, che si lamentano’ non è facile servirli, è vero, ma se non li amiamo noi, come faranno quelli a sapere che li ama il Signore?’.
Sull’esempio di Gesù
Ordinazione sacerdotale di don Paolo Bruschi
AUTORE:
Francesco Mariucci