Ha apprezzato l’iniziativa della Chiesa umbra il presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria, Dante Ciliani, ‘perché aiuta tutti noi a riflettere’. Intervenendo all’apertura del convegno sull’informazione in Umbria, giovedì scorso, Ciliani ha espresso anche l’auspicio che ‘appuntamenti come questo si facciano più spesso’ in una regione ‘dove si leggono pochi giornali’ e dove ‘il problema, forse, è su come si fanno’. Il convegno che si è tenuto dal 13 al 15 novembre a Perugia ha aperto un dialogo tra Chiesa umbra e il locale mondo dell’informazione. La pubblicazione dei contributi negli Atti, consentirà di riprendere temi e questioni. A partire dall’intervento di Angela Buttiglione, direttore nazionale Tgr, che ha affrontato il tema della responsabilità educativa della televisione e del suo futuro sottolineando come i giovani, anche se disperati, pongono domande alle quali società, cultura, Chiesa, devono dare risposte. Ricca di argomenti è stata la tavola rotonda che è seguita sulla comunicazione in Umbria: risorse e problemi’. Il moderatore, Paolo Scandaletti, direttore di Desk-Cultura e Ricerca della Comunicazione ha offerto valutazioni e provocazioni sullo stato di salute del giornalismo e del sistema dei media in Italia, raccolte dai giornalisti intervenuti, Marco Brunacci, per Il Messaggero, Giuseppe Castellini, direttore de Il Giornale dell’Umbria, Enzo Ferrini, responsabile della sede regionale Ansa, Federico Fioravanti, direttore del Corriere dell’Umbria, e Gianfranco Ricci de La Nazione, che non hanno mancato di fare osservazioni anche al modo di comunicare della Chiesa. Ha aperto una interessante finestra sulla comunicazione televisiva e sull’uso che ne fa del fatto religioso il sociologo docente dell’Ateneo perugino Roberto Segatori, nel suo intervento all’Università venerdì mattina.In un’aula gremita di studenti, docenti, giornalisti e operatori della comunicazione sociale delle otto diocesi dell’Umbria, presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Perugia, il prof. Paolo Mancini, ordinario di Sociologia delle comunicazioni, ha presentato la ricerca su ‘La rappresentazione del fatto religioso nella stampa quotidiana in Umbria’ commissionata dagli Uffici per le Comunicazioni sociali Cei e Ceu. Mancini ed i suoi collaboratori Rita Marchetti e Giuseppe Maimone hanno visionato 912 articoli, tanti ne sono stati pubblicati nelle dieci settimane esaminate dal gennaio all’ottobre di quest’anno, su tutti i fatti attinenti la religione nei quattro quotidiani umbri esaminati: Il Corriere dell’Umbria, Il Giornale dell’Umbria, la Nazione. Quattro giornalisti delle testate in esame sono stati invitati a commentare i risultati. La ricercaÈ emersa una copertura abbastanza ampia con una media di più di due articoli al giorno per testata, ha spiegato il prof. Mancini, che appare finalizzata soprattutto a rendere conto dei tanti eventi religiosi in programma e di quelli già svolti. ‘Un’informazione che è stata definita ‘di servizio’, rappresentata dal 68% degli articoli, con un carattere essenzialmente descrittivo, che testimonia anche una ricca attività propositiva delle fonti religiose. Meno numerosi gli articoli che affrontano le problematiche religiose e sociali, che appaiono concentrate soprattutto sulle pagine nazionali dei quotidiani esaminati’. Parte rilevante di quanto pubblicato è dedicata alle celebrazioni religiose della Chiesa cattolica, anche se non mancano notizie delle altre Chiese cristiane e dell’islam; non a caso la maggior parte dei servizi è stata rilevata nella vicinanza delle maggiori festività. Insomma, ha commentato Mancini, è emersa ‘un’informazione breve, in pillole, con servizi su fatti e eventi non collegati tra loro, cioè un’informazione che raramente riesce a tematizzare, in particolare a ritornare sull’argomento, a tenere in ‘vita’ la notizia per alcuni giorni, a creare discussione e fare opinione nel tempo’. La ricerca ha evidenziato una forte attenzione dei giornali verso gli aspetti sociali trattati dalla comunicazione ecclesiale, pari a più del 22%, che, secondo il prof. Mancini, ‘è davvero molto’; mentre temi attinenti al dibattito interno alla fede comunicato dai giornali è pari al 10% degli articoli per lo più collocati in pagine nazionali. Alla ‘grande produzione di notizie da parte degli Uffici stampa diocesani’, peraltro raramente citati come fonte, ha osservato Mancini, corrisponde una ‘scarsa propensione all’inchiesta da parte delle redazione dei quattro quotidiani locali, che non colgono l’ampio lavoro propositivo degli stessi Uffici stampa, limitandosi a raccogliere ciò che queste fonti comunicano’. Il dibattitoMons. Elio Bromuri, direttore dell’Ufficio regionale per le Comunicazioni sociali della Ceu, ha introdotto il dibattito osservando come in questo convegno la Chiesa umbra si sia messa in discussione confrontandosi con i mass media in un luogo in cui si insegna anche ad essere qualificati comunicatori, ‘non esitando a ‘denunciare’ a gran voce il fatto che nei giornali alcune volte si riscontrano delle cialtronerie contro la Chiesa, spesso fomentate da uno spirito anticlericale”.Diego Aristei, della redazione perugina del Corriere dell’Umbria, ha parlato del suo giornale e dell’interesse mostrato ‘in pagina’ per i fatti religiosi, sottolineando il positivo rapporto di collaborazione con gli Uffici stampa diocesani, pur riconoscendo che si potrebbe fare di più con articoli di inchiesta. ‘Teniamo molto conto della notiziabilità dell’evento, fermandoci spesso al suo racconto’ ‘ ha detto Umberto Maiorca del Giornale dell’Umbria, rimarcando l’interesse per i fatti ecclesiali di carattere sociale. ‘Per andare oltre la semplice cronaca credo che la Chiesa troverebbe la ‘sponda’ sui giornali se avesse più coraggio a far sentire la sua voce su problemi di rilevanza sociale’. Problemi come la famiglia, i giovani, la crisi di vocazione, sono temi, ha detto Gianfranco Ricci, della redazione umbra de La Nazione, che le redazioni trattano ed approfondiscono. ‘La Chiesa non deve avere paura di far paura’ ha concluso Ricci, riferendosi alle prese di posizione sui temi di attualità, invitandola ad uscire ‘dal recinto in cui si vorrebbe metterla’. ‘Il problema della comunicazione religiosa è la Chiesa e come vuole farsi rappresentare dal mondo dell’informazione, e non i giornali’ ha detto Marco Brunacci della redazione perugina de Il Messaggero che ha tentato di fare inchieste sulla vita delle parrocchie trovando, però, forti resistenze. Da questa indagine, ha commentato Paolo Scandaletti, giornalista e docente universitario, direttore di ‘Deck-Cultura e Ricerca della Comunicazione’ ‘esce un quadro positivo di chi fa informazione nella chiesa e i vescovi devono accettare la professionalità dei propri comunicatori ed avere rispetto del loro lavoro’.
Sulla religione notizie ‘in pillole’
Come i giornali trattano i fatti religiosi. L'indagine del prof Mancini tra i media della regione
AUTORE:
M.R.V.