Sul Risorgimento ideologia annunciata

Perugia. Fumetto sul 20 Giugno

Avvicinandosi la ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, si stanno mettendo in moto in tutto il Paese, sia pure tra molte perplessità e riserve, varie iniziative tese a celebrare adeguatamente gli avvenimenti che hanno portato alla unificazione nazionale. All’invito del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto eco quello del presidente della Cei card. Angelo Bagnasco, il quale ha esortato i fedeli cattolici a contribuire alla buona riuscita delle celebrazioni, in spirito di concordia e di unità. Evidentemente quello che era stato definito il “caso di coscienza del Risorgimento italiano” deve essere ritenuto ormai ampiamente superato, dopo l’avvenuta Conciliazione tra lo Stato e la Chiesa; al punto che, secondo la formula felicemente ideata da Spadolini, il Tevere ora può essere considerato “più largo”. Anche l’Amministrazione comunale di Perugia ha varato per l’occasione un fitto programma di appuntamenti, che si apriranno il prossimo 14 settembre (in ricordo della data di ingresso delle truppe piemontesi a Perugia, nel 1860). Ma intanto, quasi a conclusione delle molte manifestazioni celebrative del XX Giugno 1859 svoltesi nella nostra città nel corso del 2009, il Comune ha patrocinato la pubblicazione di un volume a fumetti intitolato XX Giugno. Cronaca di una sconfitta annunciata. Basato su tavole disegnate, in stile crudo, quasi grottesco e caricaturale, da Daniele Giovagnoni e Marco Vergoni, con la consulenza storica di Claudia Minciotti, si propone lo scopo dichiarato di mantenere viva la memoria del cosidetto “mito fondativo della Perugia moderna” e di trasmetterla alle nuove generazioni. Il libro è destinato infatti ad avere ampia diffusione nel mondo della scuola. Spiace peraltro dover constatare che dell’episodio, certamente importante nella storia risorgimentale di Perugia, si seguiti a dare la versione cara alla massoneria, al laicismo e all’anticlericalismo nostrano, continuando a parlare di “stragi perpetrate dall’esercito papalino”. Non si può certo negare che in quella giornata siano stati compiuti degli eccessi, delle violenze ingiustificate contro persone inermi e proprietà private. Ma dopo 150 anni, dopo due guerre mondiali, dopo le tante vittime dei Lager, dei gulag e delle bombe atomiche, dopo tante vittime della fame, della droga e dello sballo del sabato sera, continuare a parlare di “stragi” per 26 morti civili, rimasti uccisi nel corso di una vera e propria battaglia tra 2.000 soldati regolari inviati dal legittimo Governo pontificio, e circa 500 insorti, sembra piuttosto eccessivo ed anacronistico. Tuttavia il sottotitolo è indovinato: era una sconfitta annunciata, nel senso che di queste “stragi”, che dovevano veicolare l’immagine del Papa come carnefice piuttosto che come vittima, Cavour si sarebbe abilmente servito per tessere la sua politica estera. Sia chiaro comunque che oggi i cattolici non rimpiangono lo Stato pontificio, non si lamentano per la fine dell’“età costantiniana”, ma si sono ormai perfettamente integrati nel nuovo Stato italiano. Ciò che desiderano sarebbe una visione più serena, imparziale ed obiettiva degli avvenimenti storici, capace ad esempio di distinguere tra potere temporale del Papato e missione spirituale della Chiesa. Ma forse per questo esito bisognerà attendere le celebrazioni del 2059.