Sul commissariamento tutti scontenti e perplessi

SANITÈ. Le nuove nomine ai vertici sono contestate da destra e da sinistra, sia dalla Cdl che dalla Cgil.

Se la Cgil e la Casa delle libertà giungono ad un giudizio negativo sulla nomina dei manager della sanità umbra, qualcosa deve essere avvenuto. La Cgil ha definito la vicenda ‘davvero difficile da poter considerare esemplare ed edificante per le modalità di svolgimento e per la percezione che si è avuta della linearità del percorso e dei criteri utilizzati’. La nota è dura al di là del tentativo di addolcirla. La Cdl ha parlato, con dichiarazioni assortite, di ‘banalissima lottizzazione’ e di ‘uno dei peggiori spettacoli nel settore più delicato della regione, quello della sanità’ (Fiammetta Modena, Fi) mentre l’on. Domenico Benedetti Valentini, (An) ha sottolineato che ‘le sinistre umbre, entrate in questa inqualificabile competizione con la Margherita, stanno offrendo un nuovo clamoroso esempio del regime che hanno steso sull’Umbria’. Il caso più controverso appare il commissariamento dell’Azienda ospedaliera di Perugia. Se ne è andato Umberto Pediconi ed è arrivato Vito Mastrandrea, professore ordinario di Igiene alla facoltà di Medicina all’Università di Perugia. Una soluzione-ponte – si dice, per sei mesi, in attesa che arrivi Walter Orlandi, direttore generale della Asl 3 Foligno-Spoleto ‘ per proseguire il lavoro svolto, con la conferma a direttore sanitario di Maria Gigliola Rosignoli, in predicato poi di sostituire Orlandi ai vertici dell’Asl 3. Sulle nomine la presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti e l’assessore alla Sanità Maurizio Rosi, hanno affermato che si tratta di ‘una scelta di qualità per garantire il futuro della sanità umbra che ha come obiettivo il mantenimento degli standard qualitativi della sanità pubblica della nostra regione in un momento particolarmente difficile, senza aumentare tasse o ticket. Una sfida che attende i direttori generali nei prossimi mesi è quella di coniugare il mantenimento dei livelli del servizio sanitario regionale con i risparmi imposti dalla riduzione delle risorse economiche a disposizione’. La decisione di nominare un commissario all’azienda ospedaliera perugina ‘risponde alle esigenze di ridefinire assieme all’ateneo le fasi di avvicinamento alla costituzione del Polo unico ‘ hanno detto – e dei notevoli investimenti che Regione e Comune di Perugia, e la stessa Università, hanno lì concentrato. Inoltre la fase finale del trasferimento dell’ospedale impone un periodo di sei mesi di lavoro intenso, in cui concretamente occorre chiudere questo delicato processo per l’attivazione completa del Santa Maria della Misericordia’. Cgil e Cdl danno un giudizio negativo e altre voci contrarie (il segretario regionale Ds, Fabrizio Bracco, ma anche il coordinatore regionale del Pdci, Roberto Carpinelli) si levano, per non parlare di chi lavora nelle strutture sanitarie, a quotidiano contatto con i pazienti. I dubbi restano. Se l’azienda ospedaliera di Perugia viene commissariata, vuol dire che non funziona. Ma se viene commissariata per proseguire il lavoro svolto non c’è ‘ o non ci sarebbe ‘ un motivo per adottare un provvedimento del genere. La nomina dei manager sanitari è una partita davvero singolare: l’esperienza e la professionalità sono indispensabili, ma c’è un obbligo: indossare una casacca con un colore ben preciso.

AUTORE: Emilio Querini