La Regione dell’Umbria, insieme ad altre, ha iniziato ad affrontare i contenuti dello Statuto. Il seminario tenutosi la scorsa settimana era dedicato ai “principi fondamentali delle carte statutarie regionali” ed in particolare al “valore preminente della pace”. Venerdì 6 luglio presso la Sala Brugnoli di palazzo Cesaroni c’erano rappresentanti dei Consigli regionali che hanno iniziato il lavoro di elaborazione dei nuovi statuti, riuniti nel Coordinamento nazionale delle Commissioni regionali riforma statuti. La coordinatrice nazionale Silvana Amati, delle Marche, aprendo l’incontro ha ricordato l’incertezza della normativa attuale (sulla legge Costituzionale di riforma pende il responso del referendum consultivo che dovrebbe svolgersi in settembre) e le proposte di legge sulla “devoluzione” avanzate da Bossi, ministro per le Riforme. Ad Antonio Papisca del Centro studi e formazione sui diritti della persona e dei popoli, dell’Università di Padova, era affidato il copito di proporre la formulazione dei primi articoli dello Statuto in cui dovrebbe essere espresso il fondamento della regione. Accanto all’affermazione della autonomia, “attributo innato” delle regioni di cui semmai “si negozia l’esercizio” Papisca ha proposto di inserire il riferimento ai “diritti umani e fondamentali della persona”. Oltre ad avere funzione “pedagogica”, ovvero di affermazione di valore, il riferimento ai diritti umani affermati nelle Carte internazionali, consentirebbe di fondare anche giuridicamente l’azione umanitaria e di pace delle regioni legittimandole nell’essere espressione della “società civile globale”, diffusa capillarmente in aggregazioni più o meno strutturate che si appellano a principi ed accordi internazionali. Sulle formule proposte per gli articoli fondamentali degli statuti ha espresso “ampia condivisione” Margherita Raveraira, Preside della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Perugia. “Il problema vero, però, – ha detto aprendo il suo intervento – è di chiarire l’efficacia in senso normativo di queste dichiarazioni”, ovvero chiarire se questi principi saranno inseriti in un testo che avrà valore costituzionale e quindi se saranno principi sui quali potrà essere “misurata” la validità delle leggi regionali (come avviene oggi tra leggi del Parlamento e Costituzione, ad opera della Corte Costituzionale), oppure no. “Se non c’è questo i principi fondamentali restano quelli che provengono dall’alto” e quindi restano i principi fondamentali della Costituzione. E per quanto riguarda il valore della pace ha ricordato Raveraira, c’è la forza dell’articolo 11 che nella sua essenzialità afferma il ripudio della guerra per la risoluzione di conflitti internazionali, ma c’è anche, ha aggiunto, l’articolo 3 che sotto “l’ombrellone” del principio dell’uguaglianza “formale e sostanziale” dei cittadini ha permesso alla Corte Costituzionale di “creare” i diritti civili. Il riferimento è andato a tutta la parte prima della Costituzione, quella stessa, tra l’altro, che tutte le parti politiche hanno riconosciuto essere il “cuore” della Carta costituzionale italiana tanto da trovare convergenze forti sull’impegno a non modificarlo. Solo se si va verso una riforma delle regioni in senso decisamente federale, “al punto di poter parlare di vero e proprio diritto costituzionale delle regioni” – ha affermato Raveraira – avrà un rilievo anche giuridico e non solo pedagogico e di indirizzo politico, inserire nello statuto gli articoli dedicati ai principi fondamentali. E la legge Costituzionale N.1 del 1999, l’unico punto fermo della riforma delle regioni, non va in questa direzione, ha osservato, “perché fortemente ancorata a compiti di organizzazione”. Secondo la Preside di Scienze Politiche neppure la legge costituzionale soggetta a referendum porterebbe ad un vero federalismo poiché non è ancora prevista la Camera delle Regioni né è prevista la loro partecipazione alla determinazione della composizione della Corte Costituzionale. “Ci troviamo ad operare in un quadro istituzionale che non offre punti fermi” ha ripetuto Silvana Amati, aprendo la serie degli interventi dei politici che hanno confermato l’adesione alla proposta di porre il valore della pace nei “principi fondamentali”, “tema che in Umbria ha avuto i suoi natali con grandi personaggi e grandi eventi maturati in questa terra nel corso dei secoli” ha detto il Presidente del Consiglio regionale umbro Carlo Liviantoni.
Sui principi dello Statuto il dubbio: a che pro se non è vero federalismo?
Statuto/ L'Umbria mette nei principi fondamentali della sua "carta" pace e diritti umani
AUTORE:
Maria Rita Valli