Circa duecento gli operatori Caritas dell’arcidiocesi di Spoleto-Norcia che si sono riuniti nel santuario del beato Pietro Bonilli nel loro primo incontro dal riconoscimento ufficiale. Non è stato il solito convegno con delle prolusioni infinite, ma l’occasione per conoscersi e per progettare insieme il cammino futuro. Dopo il saluto dell’arcivescovo Fontana, del direttore diocesano della Caritas don Vito Stramaccia e la Lectio Divina guidata da don Nazzareno Marconi, i presenti si sono divisi in otto gruppi, dove hanno ‘simulato’ situazioni che possono capitare frequentemente nella realtà. Con il sostegno di esperti in ciascun gruppo, le nuove ‘sentinelle’ Caritas si sono confrontate sui metodi e sugli strumenti da utilizzare se alla porta dovesse bussare: un malato, un disoccupato, un immigrato, un diversamente abile, un anziano o un tossicodipendente. L’intensa e al tempo stesso proficua giornata si è conclusa con l’intervento del direttore della Caritas Italiana mons. Vittorio Nozza, che ha fatto cenno ai vari volti di povertà presenti nel territorio, ha cercato di fornire strumenti alle parrocchie per essere missionarie e ha tracciato le caratteristiche della figura dell’operatore Caritas. In uno dei suoi passaggi ha insistito particolarmente sul fatto che, la parrocchia per essere veramente missionaria deve partire dagli ultimi, dai poveri. Solo relazionandosi con loro si potrà riformulare la vita della comunità, avendo anche consapevolezza che la diversità di lingua, religione, sarà sempre più presente nelle varie realtà. ‘L’animatore della Caritas – ha continuato Nozza – deve agganciare la propria vita alla Parola, all’Eucaristia e alla Carità. Cioè a Cristo. Deve costantemente mettersi in discussione, interpellato dalle esperienze degli altri. Nel suo cuore ci si devono collocare tutte le sollecitazioni che provengono dall’ascolto. Infine, deve puntualmente verificare e riprogettare i metodi di azione che variano velocemente’. Grande è stata la soddisfazione degli operatori presenti, ben lieti di poter lavorare in rete e di condividere con altri esperienze, gioie, ma anche delusioni. Finalmente gli operatori Caritas hanno un loro riconoscimento ha commentato qualcuno dei presenti. Altri hanno sottolineato come il convegno sia servito soprattutto per capire che la Caritas non serve solo per distribuire, ma che a volte basta semplicemente ascoltare. Dal convegno tutti sono partiti con la convinzione di sporcarsi le mani in una Chiesa serva dei poveri.
“Sporcarsi le mani”
Caritas. 200 operatori diocesani a convegno
AUTORE:
Francesco Carlini