Sono sportivi molto particolari perché amano nascondersi scendendo nelle profondità della terra. Sono gli speleologi, persone che, per lavoro o per passione, cercano sempre e comunque di aggiungere tasselli nuovi al quadro della conoscenza del sottosuolo. Sono mossi soltanto dal desiderio di conoscere l’ignoto, ben consapevoli che nessun premio in denaro o in gloria sarà loro elargito. Parliamo di loro ricordando la scoperta che hanno fatto gli speleologi della sezione di Città di Castello assieme ad altri umbri e marchigiani. Nel corso di quest’anno sono riusciti a scendere a meno 300 metri di profondità, in una cavità del monte Catria. Questa scoperta ha permesso anche di esplorare i corsi d’acqua sotterranei, o carsici, descrivendoli in modo da aiutare gli studiosi e gli amministratori pubblici a programmare la gestione e la salvaguardia delle acque nell’interesse della collettività. Ascoltando il racconto di Luca Girelli, uno degli speleologi che ha portato avanti l’impresa, possiamo rivivere tutta l’emozione della scoperta. Già da anni gli esploratori conoscevano delle cavità situate nella proprietà del Consorzio dei Possidenti di Isola Fossara. Però ‘ dice Girelli ‘ un giorno del 2002 abbiamo capito che quella grotta poteva darci nuove emozioni esplorative. Gli ingressi, collocati in luoghi mozzafiato per l’incantevole bellezza a 1.200 metri di quota sul livello del mare, incastonati lungo pareti accessibili solo a buoni alpinisti, hanno permesso agli speleologi della sezione speleologica Città di Castello di penetrare nel cuore della montagna. ‘Sopra di noi il Catria, alto 1.701 metri, ha ancora 500 metri di calcare da esplorare; sotto, il Torrente Sentino, lo stesso che ha scavato la Gola di Frasassi, scorre 800 metri più in basso’. Le prime uscite, effettuate in pieno inverno, allarmavano qualche volta gli abitanti di Isola Fossara che vedevano fino a tarda notte le luci degli speleologi sulle pareti e si preoccupavano per la loro incolumità. ‘Sin da allora ci siamo accorti di avere trovato la via d’accesso al cuore della montagna, che ci riservava strettoie difficilissime da superare, ma anche pozzi e meandri dalle forme invitanti e appaganti per ogni speleologo degno di questo nome. La tanta aria che fluiva attraverso questi passaggi e le tracce di importanti flussi idrici che percorrono la grotta allo sciogliersi delle nevi o in seguito a importanti piogge, ci hanno sempre stimolati a proseguire e a coinvolgere altri gruppi nelle nostre uscite’. La cooperativa Dìantene di Costacciaro ha fornito un ausilio logistico alla missione. Si sono uniti anche degli speleologi provenienti da molti gruppi umbri, marchigiani e di altre regioni d’Italia. Per ora l’esplorazione si è fermata intorno ai 300 metri di profondità, ma fornisce ogni volta nuovi suggerimenti a chi cerchi di dipanare la rete tridimensionale dei vuoti che nasconde, illuminandone il buio. Gli speleologi impegnati nell’esplorazione del monte Catria rivolgono un appello, indirizzato soprattutto alla Regione Umbria, perché possa mostrare attenzione alla loro attività di monitoraggio e di studio delle acque carsiche, questo soprattutto nel 2003, anno internazionale delle acque dolci.
Speleologi penetrano a 300 metri di profondità sotto il monte Catria
Esplorati corsi d'acqua sotterranei: il racconto dello speleologo Luca Girelli
AUTORE:
Francesco Mariucci