La qualità del dibattito che si è svolto alla camera il 18 giugno scorso, in occasione dell’approvazione della Legge sulla fecondazione assistita. Deludente. Molto deludente. In gioco c’erano temi grandi, dalle sfaccettature molteplici, a volte conflittuali tra di loro. Al centro lo statuto di persona del concepito. Su questo punto centrale la nostra coscienza cristiana ci vede chiaro, e rivendica il suo diritto a vederci chiaro, e rivendica il suo dovere di favorire la crescita di un sentire condiviso intorno alla dignità del più debole tra tutti gli esseri umani.Secondo la Deiana, di Rifondazione comunista, il vizio di questa norma… sta nel fatto che, attribuendo al concepito la qualità di persona, una legge come questa introduce una scissione nel e del corpo materno, ridotto a due soggetti, negato quindi in quello straordinario “unicum” biologico, psichico/esistenziale, culturale/antropologico che rende possibile la gravidanza e la nascita. Il concepito/feto/nascituro è tale ed è associato alla vita soltanto dal desiderio, dalla scelta e dalla volontà della donna. Con uno status quaestionis di questa drammatica ampiezza e radicalità, inevitabilmente chi avesse “vinto” avrebbe sconfitto, oltre che i torti, anche la ragioni degli altri. Per questo sarebbe stato necessario discutere… sotto voce. Parlare che macina, dentro, pensieri e dilemmi. Col diritto di lasciarsi illuminare da chi crede in grado di farlo. Invece hanno urlato in troppi. Come al Processo di Biscardi, questo patinato Bar dello Sport nato e radicato nelle più profonda periferia culturale, dove omoni benparlanti e addirittura laureati gridano che nemmeno le oche del Campidoglio, fingendo di discutere intorno a fantomatiche leggi nascoste del calcio, come se non sapessero che il calcio ha una sola legge: chi vince ha ragione, chi perde ha torto. La legge approvata dalla Casa della Libertà e dalla Margherita, che sicuramente di difetti ne ha diversi, la sinistra e i laici l’hanno giudicata confessionale, e poi proibizionista, e poi oscurantista, e poi medioevale, e poi pericolosa, e poi punitiva, e infine (Ida Dominijanni su Il Manifesto del 19 giugno) addirittura da rigettare nelle fogne da cui proviene. Alla faccia della tolleranza. Sottovoce, please.