di don Angelo Fanucci
Ho ricordato come Massimo Cacciari (l’“ateo che prega”) abbia riservato un sonoro e liscio busso a noi cristianucci che accettiamo anche il più insensato tentativo di emarginare la festa del Natale di Cristo, riducendo a ben povera cosa l’evento che “ha spaccato in due la Storia”. Perché l’evento del Natale ha veramente spaccato la Storia in due.
Nella mia ultima, fioca abatjour, ho fatto cenno a un mio contributo, in un gruppo di studio universitario, sul tema “La disabilità e i Classici”.
La cultura classica tratta i disabili come si trattano gli escrementi. Sono inevitabili, come gli escrementi, ma devono scomparire al più presto possibile, come gli escrementi.
Platone li evita. La sua Repubblica ideale prevede solo uomini perfetti da ogni punto di vista. Aristotele auspica che i governi saggi obblighino i genitori di bambini invalidi a eliminarli quanto prima. Altrettanto auspica Cicerone a Roma.
Una prima eccezione va fatta per i ciechi, che si immaginano dotati della possibilità di vedere il futuro, dato che la visione del presente è loro negata. Forse. Seconda a ultima eccezione: di questi “infelici” occorrerà conservarne qualcuno, che potrebbe tornare utile in caso di qualche disgrazia pubblica, un terremoto, una guerra persa. Allora lo si potrebbe offrire in sacrificio, gettandolo sul rogo, dopo averlo percosso ben benino per sei volte nei genitali.
All’alba del 1500 venne recuperato il De architectura dell’architetto e scrittore romano Vitruvio, attivo nella seconda metà del I secolo a.C., il più famoso teorico dell’architettura. Leonardo da Vinci, che non conosceva bene il latino, se lo fece tradurre e chiosare da Giorgio Martini, il padre di quel Francesco al quale, insieme con il Laurana, si deve il Palazzo ducale di Urbino, Al termine della consultazione protrattasi per anni, Leonardo disegnò l’“Uomo di Vitruvio”, il più famoso dei tanti suoi disegni: rappresentazione unica, innovativa, ricca di significato. Un corpo umano perfetto e perfettamente proporzionato, all’interno delle due figure geometriche che esprimono la perfezione del Tutto, perché rappresentano la creazione intera: il quadrato la Terra, il cerchio l’universo. L’uomo entra in contatto con la Terra e con l’universo, in sintonia perfetta, in un gioco di rimandi proporzionali che dà il senso e la misura della sua grandezza. E quelli che di questa “misura di grandezza” non ne possiedono nemmeno uno scampolo!
Quanta sofferenza ha causato loro questo capolavoro!
Ma è imminente l’arrivo di Colui che, soprattutto sui temi della sofferenza e dell’emarginazione, spaccherà la Storia in due. E insegnerà che il grado di civiltà di un popolo si valuta da come tratta i soggetti deboli. Vieni, Signore Gesù. Vieni soprattutto per loro!